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Influenza Del Tipo E Della Durata Del Recupero Nell'HIIT

Notizia Testuale Free Medical Fitness Sport

L'allenamento ad intervalli ad alta intensità (HIIT) è utilizzato per allenare soggetti fisicamente attivi, individui sedentari e con malattie metaboliche croniche, nonché soggetti anziani ed atleti. L'aumento dell'uso di questo metodo è dovuto alla sua efficienza nel generare adattamenti metabolici e cardiorespiratori, che migliorano la forma fisica in modo simile all'allenamento continuo ad intensità moderata, ma con una durata della sessione di allenamento più breve. Come in tutti le metodologie, diversi parametri dell'allenamento possono essere modificati in funzione dei risultati che si vogliono ottenere; tra questi il recupero tra le diverse prove è considerato una variabile fondamentale, potendo influenzare la richiesta di energia, l'eziologia dell'affaticamento muscolare, il tempo all'esaurimento volontario (Tlim), il volume di O2 consumato, il tempo impiegato per raggiungere il V'O2max e il tempo trascorso ad alte percentuali del V'O2max stesso. Nello studio di Germano et al. (J Strength Cond Res. 2022 Jan 1;36(1):121-129) gli autori hanno voluto indagare come il tipo (passivo o attivo) e la durata (breve o lunga) del recupero tra sprint massimali possano influenzare la concentrazione di lattato nel sangue, l'O2 consumato, il tempo trascorso ad alte percentuali del V'O2max e la prestazione. Sono stati selezionati otto soggetti maschi, le cui caratteristiche erano le seguenti: 28,0±3,7 anni (intervallo 25-34 anni); altezza, 174,1±3,7 cm; massa, 75,0±10,5 kg; BMI, 24,7 ±3,2; V'O2max, 49,5±5,9 ml·kg-1·min-1. I soggetti hanno eseguiti quattro sessioni di HIIT che consistevano in cinque sprint ad una velocità che corrispondeva al V'O2max (vV'O2max) fino a Tlim, separati da quattro protocolli randomizzati e incrociati di diversi recuperi: recupero breve passivo (SPR-2 minuti); recupero lungo passivo (LPR-8 minuti); recupero attivo breve (SAR-2 minuti); recupero attivo lungo (LAR-8 minuti). Durante le sessioni di recupero SPR e LPR, i soggetti rimanevano seduti tra gli sprint massimali. Al contrario, durante SAR e LAR, i soggetti continuavano l'attività ad una velocità corrispondente alla prima soglia ventilatoria (vVT1) (~ 68% di V'O2max). Dopo il completamento di ciascun protocollo HIIT, la cinetica di rimozione del lattato ematico è stata eseguita nei seguenti tempi: post-3 minuti, post-5 minuti, post-10 minuti, post-15 minuti, post-20 minuti e post-30 minuti. Il volume totale di O2 consumato è stato ottenuto dalla media del tempo nei cinque sprint moltiplicato per la media del consumo del V'O2 durante gli stessi. E' stato, inoltre, misurato il tempo trascorso alle alte percentuali del V'O2max (il tempo trascorso al di sopra dell'80, 85, 90 e 95% del V'O2max è stato considerato quando i valori erano maggiori o uguali alle rispettive percentuali, ovvero 80-84%, 85-89%, 90-94% e 95-100%). La prestazione è stata valutata tramite il Tlim e la distanza totale percorsa (Dlim), che corrispondevano rispettivamente alla durata (secondi) e alla distanza percorsa (metri) tra l'inizio e la fine di ogni sessione HIIT. Non si sono riscontrate differenze significative nella concentrazione del lattato nel sangue tra nessuno dei recuperi durante il periodo di esercizio (p<0,05). Il LAR ha mostrato un valore di lattato nel sangue significativamente più basso durante il periodo post-esercizio rispetto a LPR (p < 0,01). Il LPR ha mostrato un maggiore volume di O2 consumato a scapito dei protocolli attivi (p<0,001). I SPR e LPR hanno presentato vantaggi rispetto ai SAR e LAR per quanto riguarda le risposte prestazionali (p<0,001). Nessun recupero ha consentito un tempo più lungo di permanenza nelle percentuali di V'O2max elevate, rispetto ad altri. I recuperi passivi utilizzati nel presente studio erano più efficienti per le prestazioni, in particolare LPR. Riassumendo, per sessioni di allenamento che mirano a mantenere alti livelli di prestazione sugli sprint massimali fino a Tlim, si raccomanda l'uso di lunghi recuperi passivi (8 minuti). Le diverse modalità di recupero non influiscono sulla concentrazione di lattato nel sangue durante l'esercizio. Tuttavia, è possibile massimizzare l'uso del lattato nel sangue come combustibile energetico nel periodo post-esercizio nei mitocondri utilizzando lunghi recuperi attivi (8 minuti). Tutti i recuperi hanno consentito il raggiungimento e un adeguato tempo trascorso ad alte percentuali del V'O2max. Pertanto, tutti i recuperi possono essere efficienti per generare perturbazioni nel sistema cardiorespiratorio.

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