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HIIT E Lattato

Notizia Testuale Free Fitness Sport

L'allenamento ad intervalli ad alta intensità (HIIT) risulta essere una tendenza in crescita nel fitness. Questo tipo di allenamento è caratterizzato da ripetuti periodi brevi o lunghi di esercizio intenso (cioè >= 80% del picco o della frequenza cardiaca massima) separati da intervalli di recupero. L'HIIT è un'alternativa all'allenamento continuo di intensità moderata (cioè l'allenamento di endurance tradizionale) con tassi di aderenza simili, che comporta miglioramenti della forma cardiorespiratoria in adulti giovani, di mezza età e più anziani, e un maggiore godimento per i protocolli di esercizio in giovani adulti sani con un impegno di tempo ridotto. Oltre ad altri benefici per la salute, l'HIIT ha dimostrato di portare benefici cognitivi in adulti, anche dopo una singola sessione. Si presume che un allenamento HIIT migliori la funzione esecutiva aumentando i livelli circolanti di fattori periferici legati all'esercizio, incluso il lattato. Il lattato è un biomarker essenziale per il metabolismo neuronale e l'eccitabilità, un marker di stress metabolico, e soprattutto è una fonte di energia neuronale alternativa al glucosio. Gli studi hanno indicato che il lattato derivato dal muscolo scheletrico può essere assorbito e metabolizzato dal cervello. Dopo l'HIIT, si è riscontrata una maggiore attivazione neuronale nella corteccia prefrontale. I neuroni possono utilizzare il lattato per soddisfare queste elevate richieste di energia e, quindi, questo metabolita svolge un ruolo nel migliorato funzionamento esecutivo che si è osservato. Il lattato funge anche da molecola di segnalazione all'interno dei neuroni per aumentare l'espressione del fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF, brain-derived neurotrophic factor). Questa proteina, incrementata con l'esercizio, supporta la neurogenesi, la sopravvivenza neuronale, la plasticità sinaptica e la crescita delle spine dendritiche, e svolge un ruolo chiave nell'apprendimento e nella memoria. Negli adulti, l'aumento del lattato nel sangue periferico è stato associato al BDNF circolante. Le sessioni di esercizio che provocano il picco di accumulo di lattato nel sangue possono di conseguenza aumentare l'espressione di BDNF nel cervello, come misurato attraverso l'aumento dei livelli periferici di BDNF. Dato che il BDNF è un candidato importante alla base della plasticità neuronale indotta dall'esercizio e del miglioramento dell'apprendimento, aumenti acuti del BDNF possono dare origine a benefici cognitivi e neurali duraturi. L'effetto dell'HIIT sul lattato nel sangue è influenzato dai parametri del protocollo, come la durata dell'intervallo di lavoro, l'intensità e il volume della sessione. Tuttavia, i protocolli HIIT studiati fino ad oggi negli esseri umani variano notevolmente rispetto a questi parametri, il che rende attualmente difficile trarre conclusioni su quale tipo di protocollo HIIT provochi una maggiore concentrazione di lattato nel sangue e di conseguenza i suoi effetti fisiologici, cognitivi e neurali. Nello studio di Jacob et al. (Sports Med. 2023 May;53(5):977-991. doi: 10.1007/s40279-023-01815-2) gli autori hanno condotto una revisione sistematica e meta analisi a rete il cui obiettivo principale è stato di confrontare l'impatto relativo della durata dell'intervallo di lavoro, i volumi di sessione e il rapporto lavoro-recupero nei protocolli HIIT sulla risposta del lattato nel sangue post-esercizio in adulti sani. Gli studi inclusi consideravano soggetti sani e di età pari o superiore a 18 anni (età media 24,1±4,7 anni) e che hanno misurato il lattato nel sangue dopo una sessione di allenamento HIIT o SIT (Sprint Interval Training). Gli studi inclusi dovevano avere l'HIIT/SIT come prima sessione di allenamento della giornata. L'intervallo di recupero che seguiva l'intervallo di lavoro poteva essere passivo (recupero completo) o attivo (recupero a bassa intensità). I parametri di allenamento analizzati hanno incluso la frequenza (ad es. numero di intervalli di lavoro/recupero), intensità (ad es. percentuale della frequenza cardiaca di picco o della potenza erogata), modalità (ad es. cicloergometro in posizione eretta), durata dell'intervallo di lavoro/recupero, volume della sessione (ovvero, tempo totale di esercizio senza riscaldamento o defaticamento) e livelli di frequenza cardiaca. Gli studi dovevano misurare il lattato (mmol/L) subito dopo la sessione di HIIT/ SIT nel sangue intero, siero o campioni di plasma, e non il lattato muscolare o nella saliva. La durata del periodo di lavoro (definita come il periodo del protocollo in cui l'intensità è maggiore o uguale all'80% della frequenza cardiaca massima o di picco) è stata classificata come: breve (<= 30 s), media (> 30 s e < 2 min) e lungo (>= 2 min). Per il volume della sessione (definito dalla durata totale del lavoro e degli intervalli di recupero, esclusi riscaldamento e defaticamento): basso (<= 5 min), medio (>5 e < 15 min) e alto (>= 15 min). Infine, il rapporto lavoro/recupero: 1/1, 1/2 o 2/1 e 1/3 o 3/1. Un basso volume totale di lavoro (somma dei tempi degli intervalli di lavoro ~5 min), intervalli di recupero che sono circa cinque volte più lunghi degli intervalli di lavoro e un volume di sessione medio (~15 min), ha mostrato livelli di picco di lattato più elevati, anche quando si è controlla l'intensità, la forma fisica (picco del consumo di ossigeno) e i metodi di misurazione nel sangue (puntura del dito, puntura del lobo dell'orecchio e prelievo dagli arti). Un protocollo HIIT che utilizza i parametri di cui sopra (ad esempio, 8x30 s, intensità massima con 90 s recupero) può provocare un picco di lattato massimo, molecola importante per il sistema nervoso centrale ed coinvolta negli adattamenti legati all'allenamento.

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