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Timing Alimentare E Risposte Fisiologiche

Notizia Testuale Free Medical Fitness

L'obesità è una grave epidemia che affligge circa 650 milioni di adulti in tutto il mondo. Per questo motivo, la sua prevenzione e il trattamento sono stati identificati come un imperativo globale. Gli interventi comportamentali hanno mirato a ridurre l'apporto energetico alimentare e/o ad aumentare il dispendio energetico, attraverso una maggiore attività fisica. Tuttavia, queste azioni risultano efficaci solo transitoriamente, poiché una serie complessa di fattori oltre alla dieta e all'esercizio fisico influenza il bilancio energetico e contribuisce al rischio di obesità. Uno di questi fattori sono i ritmi circadiani, che risultano strettamente intrecciati con il metabolismo energetico. L'influenza del sistema circadiano e la sua interazione con il periodo di assunzione del cibo sul metabolismo è stata dimostrata sia a livello fisiologico sia a livello molecolare, ad esempio negli adipociti. La prova dell'importanza del periodo di assunzione per il bilancio energetico proviene da studi su modelli animali così come da studi osservazionali e sperimentali sull'uomo. Precedenti studi osservazionali sull'uomo, infatti, hanno collegato l'assunzione di alimenti nel periodo serale con un rischio di obesità più elevato e un ridotto successo dietetico e chirurgico nella perdita di peso, che non poteva essere spiegato dalle differenze nell'apporto calorico riportato o nell'attività fisica. Queste osservazioni suggeriscono che l'orario dei pasti di per sé potrebbe influenzare il peso corporeo senza cambiamenti nell'apporto energetico e nel dispendio energetico correlato all'attività. Nello studio di Vujovic et al. (Cell Metab. 2022 Oct 4;34(10):1486-1498.e7. doi: 10.1016/j.cmet.2022.09.007) gli autori hanno voluto determinare gli effetti fisiologici e biologici dell'assunzione dei pasti nella prima parte del giorno rispetto ad una assunzione spostata più verso la sera, controllando rigorosamente la quantità di nutrienti, l'attività fisica, il sonno e l'esposizione alla luce. Sono stati selezionati sedici soggetti in sovrappeso o obesi (media ± DS; età=37,3±2,8 anni; 5 donne; BMI, 28,7±0,6 kg/m2). Prima dei protocolli sperimentali, tutti i partecipanti hanno completato un periodo di adattamento con un ciclo sonno/veglia fisso per 2-3 settimane e hanno consumato una dieta calcolata, programmata e prepreparata durante gli ultimi 3 giorni. In seguito, ogni partecipante ha completato due protocolli con diversi orari di assunzione dei pasti, eseguiti sotto stretto controllo in laboratorio: un protocollo di assunzione in cui l'ultimo pasto (la cena) si svolgeva alle 17 e uno protocollo di alimentazione in cui l'assunzione iniziava più tardi (il primo pasto era alle 13) e terminava in serata (alle 21; intervallo di tempo tra i due protocolli di 250 minuti, circa 4h). I pasti erano tre (colazione, pranzo e cena) e la durata dei protocolli è stata di sei giorni ciascuno. I primi due giorni sono serviti come adattamento, in cui tutti i soggetti hanno seguito la stessa assunzione temporale (colazione alle 9, pranzo alle 13 e cena alle 17). Al terzo giorno l'assunzione dei pasti veniva differenziata in base al gruppo. Sempre nel terzo e ultimo giorno (il sesto) venivano anche eseguiti dei test: calorimetria indiretta (dodici misure per un periodo di sedici ore di veglia, l'ultima alle 23), prelievo di campioni di sangue per misurare la concentrazione degli ormoni Leptina (promuove il senso di sazietà) e Grelina (stimola l'appetito), fatti ad ogni ora del giorno per le 24 ore, e misure dell'appetito tramite scale analogiche visuale, svolte per diciotto volte nei giorni dei test. È stata misurata anche la temperatura corporea continuamente durante l'intero ciclo sonno/veglia di 24 ore nei due giorni di test come valutazione indiretta del dispendio energetico (in quanto la calorimetria era eseguita solo nelle ore di veglia). Il quinto giorno è stata eseguita anche una biopsia del tessuto adiposo. Mangiare tardi ha aumentato il senso di fame (p <0,0001) e ha alterato gli ormoni che regolano l'appetito, aumentando il tempo di veglia e il rapporto Grelina/Leptina (correlato con il senso della fame) (+12%) nelle 24 ore (p <0,0001 e p = 0,006, rispettivamente). In particolare, durante il periodo di veglia di sedici ore, il consumo di pasti ha ridotto la leptina in media del 16% (p <0,0001) e aumentato il rapporto Grelina:Leptina del 34% (p <0,0001), in linea con l'aumento della probabilità di fame durante quel periodo. Inoltre, mangiare tardi ha ridotto il dispendio energetico durante il periodo di veglia (p = 0,002) e la temperatura corporea interna nelle 24 ore (p = 0,019), indicando quindi una diminuzione del dispendio energetico durante il ciclo di 24 ore. Le analisi dell'espressione genica del tessuto adiposo hanno mostrato che l'alimentazione tardiva alterava i percorsi coinvolti nel metabolismo lipidico, in una direzione coerente con una diminuzione della lipolisi e aumento dell'adipogenesi. Questi risultati mostrano quali siano i meccanismi fisiologici e biologici attraverso i quali assumere pasti verso la fine della giornata possa comportare un bilancio energetico positivo ed un aumento del rischio di obesità. Infatti, i risultati mostrano che mangiare tardi ha costantemente alterato le funzioni fisiologiche e i processi biologici coinvolti nella regolazione dell'assunzione, del dispendio e dell'immagazzinamento di energia, in una direzione che ha favorito l'aumento di peso. Quindi, modificare il periodo della giornata in cui si mangia potrebbe essere un cambiamento comportamentale forse più semplice da gestire per alcune persone che attenersi ad una dieta o ad un regime di esercizio fisico.

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