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Acclimatazione Al Caldo E Prestazione Sportiva (PARTE 1 DI 3)

Notizia Testuale Free Sport

La maggior parte dei principali eventi sportivi internazionali (come le Olimpiadi, la Coppa del Mondo di Calcio e il Tour de France), si svolgono durante i mesi estivi nell'emisfero settentrionale, e spesso in condizioni ambientali caratterizzate da temperature elevate. Le Olimpiadi di Tokyo 2020, ad esempio, in programma dal 24 luglio al 9 agosto, in ambiente caldo/umido, nella più grande area metropolitana del mondo. Gli atleti devono spesso gareggiare in condizioni ambientali calde e umide, che, abbinate ad elevate intensità di esercizio, possono portare a stress da calore e, infine, ipertermia. L'ipertermia è caratterizzata da un aumento della temperatura interna e della pelle, un aumento della frequenza cardiaca di esercizio sub-massimale e conseguente potenziale disidratazione, riduzione del flusso sanguigno periferico ed eventuale riduzione della velocità di sudorazione, portando ad un calo delle prestazioni. L'intervento più importante che si può adottare per ridurre lo sforzo fisiologico e ottimizzare le prestazioni in queste condizioni ambientali è l'acclimatazione al calore. Allenarsi in un ambiente caldo ha il potenziale di indurre adattamenti fisiologici positivi che possono attenuare gli effetti negativi dello stress da calore regolando lo sforzo cardiovascolare e migliorando la termoregolazione. L'acclimatazione al caldo migliora il comfort termico e le prestazioni durante un esercizio aerobico sub-massimale e massimale in condizioni di caldo-caldo estremo. Nell'editoriale di Racinais et al. (Br J Sports Med. 2020 Jun;54(12):700-701) vengono date delle indicazioni riguardo questa pratica. I benefici dell'acclimatazione al caldo si ottengono attraverso l'aumento della sudorazione e delle risposte al flusso sanguigno cutaneo, l'espansione del volume plasmatico e quindi una migliore stabilità cardiovascolare (cioè una migliore capacità di sostenere la pressione sanguigna e la gittata cardiaca) ed un equilibrio elettrolitico dei fluidi. L'acclimatazione al caldo è quindi essenziale per gli atleti che preparano gare in ambienti caldi. Per alcuni atleti, la maggior parte degli adattamenti (cioè, diminuzione della frequenza cardiaca, della temperatura cutanea e rettale, aumento della velocità di sudorazione e della capacità di lavoro) si sviluppano entro la prima settimana di acclimatazione al caldo e più lentamente nelle successive due settimane, ma per altri ci potrebbero volere anche più di due settimane, specialmente nelle atlete. Il consenso generale è che gli atleti dovrebbero allenarsi 60-90 minuti al giorno al caldo. Gli adattamenti si sviluppano più rapidamente negli atleti altamente allenati (fino alla metà del tempo) rispetto ai soggetti non allenati. Infatti, le risposte all'esposizione al caldo sono risposte individualizzate che dipendono da parametri antropometrici (grasso corporeo e rapporto area di superficie/massa) e fisiologici (cioè, VO2max e tasso di sudorazione). Più recentemente, è stato dimostrato che anche caratteristiche genetiche (soggetti con polimorfismo ACE I+), indipendenti da quelle antropometriche e di fitness, possono spiegare le differenze interindividuali quando ci si allena al caldo, e queste differenze interindividuali sono evidenti anche nelle risposte adattative l'acclimatazione al calore. È importante sottolineare che tali differenze non dovrebbero essere interpretate come soggetti che rispondono o non rispondono a questi adattamenti, poiché gli esseri umani, in generale, si adattano al calore, ma piuttosto come soggetti che rispondono più velocemente o più lentamente. Quindi, si raccomanda vivamente agli atleti/allenatori di organizzare un periodo di acclimatazione diversi mesi prima delle competizioni per determinare il decorso temporale degli adattamenti e le esigenze individuali in base alle loro risposte fisiologiche all'esercizio al caldo.

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