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Acclimatazione Al Caldo E Prestazione Sportiva (PARTE 3 DI 3)

Notizia Testuale Free Sport

L'esposizione prolungata al caldo è caratterizzata da aumento dello stress termico e cardiovascolare, dall'utilizzo del glicogeno e dalla perdita di liquidi, dall'aumento delle risposte ormonali (nella secrezione di cortisolo e catecolamine). Le strategie nutrizionali pre-esercizio sono importanti per limitare lo squilibrio di liquidi ed elettroliti durante lo stress da calore e da sforzo (Exertional Heat-Stress), in modo tale che le sessioni di acclimatazione (HA, Heat Acclimatization) possano essere sfruttate in modo ottimale, riducendo al minimo il carico associato al ripristino dei deficit dopo l'esercizio. Di conseguenza, si consiglia agli atleti di iniziare le sessioni di HA euidratati (entro 0,5 kg di variazione della massa corporea); quindi, prima dell'allenamento e/o della competizione in ambiente caldo/umido, gli atleti dovrebbero bere circa 6 ml di liquidi per kg di massa corporea ogni 2-3 h (Racinais et al. Br J Sports Med. 2015 Sep;49(18):1164-73), con assunzione di sodio di 0,5-0,7 g/L generalmente raccomandati durante sessioni di durata superiore ai 60 min, in quanto gli atleti che si allenano al caldo hanno un fabbisogno giornaliero di sodio (cioè sale) più elevato rispetto alla popolazione generale (il principale elettrolita perso con il sudore è proprio il sodio, 20-70 mEq/L). Un'assunzione di sale che non compensi le perdite di sodio nel sudore ne comporterebbe un deficit che potrebbe provocare crampi muscolari (crampi da calore) quando fosse raggiunto il 20-30% del pool di sodio scambiabile (potrebbe essere necessario anche l'integrazione di sodio durante l'esercizio). Inoltre, l'impatto dell'esercizio in ambienti caldi sul tratto gastrointestinale merita particolare attenzione, in quanto contribuisce alla fisiopatologia delle malattie da caldo da sforzo (Exertional Heat Illnesses) e/o complicanze gastrointestinali che compromettono la capacità dell'atleta di raggiungere i propri obiettivi nutrizionali e ottimizzare la termoregolazione. Infatti, l'esercizio prolungato riduce il flusso sanguigno splancnico, portando ad ischemia e alla distruzione della barriera gastrointestinale con conseguente aumento della permeabilità intestinale, consentendo la traslocazione potenziale di endotossine patogene attraverso l'epitelio e promuovendo risposte infiammatorie locali e sistemiche, causando endotossiemia e conseguente citochinemia reattiva. A questo proposito, è stato dimostrato (Snipe et al. Appl Physiol Nutr Metab. 2017 Dec;42(12):1283-1292) che l'assunzione di carboidrati prima (15 g, soluzione al 6%) e durante l'esercizio (45 g/ora, soluzione al 6%) migliora tali perturbazioni attraverso una migliore perfusione splancnica, contribuendo potenzialmente ad un migliore recupero. Dopo l'allenamento o la gara al caldo, la reidratazione è particolarmente importante per ottimizzare il recupero. Se il deficit di liquidi deve essere reintegrato velocemente, si suggerisce di rimpiazzare il 150% delle perdite di massa corporea entro 1 h dalla cessazione dell'esercizio, compresi gli elettroliti, per conservare l'acqua corporea totale. Dato che l'esercizio al caldo aumenta il metabolismo dei carboidrati, gli atleti di endurance dovrebbero garantire che non solo le perdite di acqua e sodio siano reintegrate, ma anche le riserve di carboidrati. Per garantire i più alti tassi di risintesi del glicogeno muscolare, i carboidrati dovrebbero essere consumati durante la prima ora dopo l'esercizio. Inoltre, per ridurre al minimo gli effetti cumulativi dello sforzo termico durante le sessioni di allenamento, si consiglia agli atleti di riposare in ambienti freschi ed evitare un'ulteriore esposizione al caldo, oltre a quella intrapresa durante l'HA. Il recupero può includere il raffreddamento della testa e del viso o l'immersione in acqua fredda (tutto il corpo per 30 min ad una temperatura dell'acqua di 22-30°C, o parti del corpo, ad esempio gli arti inferiori, a temperature più basse, 10-18 °C), per migliorare rispettivamente la percezione e il sonno dell'atleta, soprattutto in quegli atleti che si allenano al caldo a tarda ora e che di conseguenza potrebbero avere delle difficoltà ad addormentarsi o sperimentare una scarsa qualità del sonno.

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