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Giornata Mondiale Della Salute: Linee Guida

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Il 7 aprile, è ufficialmente la Giornata Mondiale della Salute. Nel primo intervento, si è voluto descrivere come il concetto di salute sia cambiato dalla sua prima definizione data nel 1948 dall'OMS, da uno "stato" non solo privo di malattia ed infermità, ma anche legato al "completo" benessere fisico, mentale e sociale, ad uno meno statico, in cui la salute essenzialmente corrisponde alla "capacità di un corpo di adattarsi a nuove minacce e infermità" (Lancet, 2009) o "la capacità di adattarsi e di autogestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive" (Huber, 2011), definizioni più dinamiche che sottolineano la resilienza e la capacità delle persone di far fronte alle malattie croniche. Dal punto di vista del nuovo concetto, quindi, le persone possono essere "sane" pur convivendo con una malattia cronica; pertanto, rispetto alla definizione di salute dell'OMS, più persone possono essere considerate "sane". Inoltre, il nuovo concetto evidenzia le capacità che un soggetto possiede, piuttosto che concentrarsi sulle sue disabilità. Poiché il termine adattamento in biologia si riferisce alla "facoltà degli organismi viventi di mutare i propri processi metabolici, fisiologici e comportamentali, consentendo loro di adattarsi alle condizioni dell'ambiente nel quale vivono" (ISPRA, 2012), l'attività fisica può portare sicuramente a dei mutamenti in termini di miglioramento nei processi descritti precedentemente, che possono potenzialmente incrementare le possibilità di adattamento di un soggetto. Come viene definita l'attività fisica in generale? "Qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che determina un dispendio energetico" (Caspersen et al., 1985) superiore ai livelli di riposo (basali). Nell'ambito di questo ampio concetto, dobbiamo considerare l'attività fisica nel tempo libero, l'esercizio fisico, lo sport, gli spostamenti in genere, il lavoro professionale e le faccende domestiche. L'esercizio fisico è una forma di attività fisica nel tempo libero che di solito viene eseguita ripetutamente per un lungo periodo di tempo (allenamento fisico) con uno specifico obiettivo esterno come il miglioramento della forma fisica, delle prestazioni fisiche o della salute (Caspersen et al., 1985), mentre lo sport è una forma di attività fisica che prevede la competizione. Quanta attività fisica è consigliata? Diversi studi hanno supportato una relazione dose-risposta tra i livelli di attività fisica e gli esiti sulla salute, in modo tale che un maggiore beneficio è associato a maggiori quantità di attività fisica. Risulta molto importante definire l'intensità dell'attività fisica svolta. Nell'articolo di Buff et al. (2020) questo parametro viene definito tramite l'Equivalente Metabolico del Compito (MET, Metabolic equivalent of task): un MET è l'equivalente energetico speso da un individuo seduto a riposo, solitamente espresso come 3.5 mLO2/kg/min. Quindi, un'attività fisica leggera, su una scala assoluta, si riferisce ad un'attività che viene eseguita tra i 1,5 e 3 Mets (esempi: camminare a passo lento, circa 3 km/h, attività di cucina o piccole faccende domestiche). Su una scala relativa alla capacità personale di un individuo, corrisponde di solito ad un punteggio di 2-4 su una scala di valutazione della sforzo percepito di 0-10 punti. Un'attività fisica di intensità moderata viene definita, su scala assoluta, tra 3 e <6 volte l'intensità a riposo (Mets) (esempi: camminare rapidamente, velocità >= 4 km/h, andare in bicicletta su terreno piano a 16 km/h, giocare a tennis in doppio o rastrellare il cortile). Su una scala relativa, corrisponde di solito ad un punteggio di 5 o 6. Mentre un'attività fisica d'intensità da moderata a vigorosa (MVPA, moderate-and-vigorous physical activity) corrisponde ad un'attività che viene eseguita a >3 Mets (cioè, >3 volte l'intensità a riposo). Su una scala relativa, corrisponde di solito ad un punteggio di 5 o superiore. Infine, un attività fisica intensa (vigorosa) si riferisce ad un'attività che viene eseguita a 6.0 o più Mets (esempi: jogging o corsa, andare in bicicletta ad una velocità > 16 hm/h, spalare la neve, o partecipare ad un intenso corso di fitness), mentre su una scala relativa, corrisponde ad un punteggio di 7 o 8. In generale, per soggetti adulti dai 18 ai 64 anni, l'OMS (Buff et al., 2020) raccomanda di svolgere almeno 150-300 minuti di attività fisica aerobica (definita come attività in cui grandi muscoli del corpo si muovono in modo ritmico per un periodo di tempo prolungato, esempi includono il camminare, correre, nuotare e andare in bicicletta) di intensità moderata o almeno 75-150 minuti di attività fisica aerobica di intensità vigorosa o una combinazione equivalente di intensità moderata e vigorosa durante la settimana, per ottenere notevoli benefici per la salute. Inoltre, si raccomanda di svolgere un'attività di rafforzamento muscolare (pesi) ad intensità moderata o maggiore che coinvolgono tutti i principali gruppi muscolari per due o più giorni a settimana, apportando ulteriori benefici. Come ormai si è dimostrato ampiamente in letteratura, l'attività fisica conferisce benefici anche in campo clinico: si sono dimostrate diminuzioni per mortalità per tutte le cause, mortalità per malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete di tipo 2, tumori sito specifici (ad esempio cancro al seno e al colon).
Un aspetto importante da considerare è la differenza tra inattività fisica e comportamento sedentario. Mentre nel primo caso si intende un livello di attività fisica insufficiente a soddisfare le attuali raccomandazioni viste precedentemente, per comportamento sedentario si intende qualsiasi comportamento in stato di veglia caratterizzato da un dispendio energetico di 1,5 MET o inferiore mentre si è seduti o sdraiati. La maggior parte del lavoro d'ufficio, guidare l'auto e guardare la televisione sono esempi di comportamenti sedentari. Un soggetto può risultare attivo fisicamente (quindi soddisfare le raccomandazioni), ma comunque mantenere un comportamento sedentario; ad esempio, può svolgere un'attività moderata per trenta minuti, ma poi trascorrere il resto della giornata seduto. Un comportamento sedentario implica diversi ed importanti effetti dannosi: mortalità per tutte le cause, mortalità per malattie cardiovascolari e mortalità per cancro e incidenza di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e cancro. Le indicazioni che vengono fornite in questo caso risultano abbastanza generiche, limitandosi a consigliare di assumere un comportamento sedentario il meno possibile, sostituendolo con un'attività fisica, anche d'intensità leggera. L'aspetto interessante è che studi recenti con dati oggettivamente misurati sul tempo trascorso da seduti (Il tempo trascorso da sedentario durante le ore di veglia è stato misurato con un accelerometro) hanno dimostrato che il tempo prolungato nei comportamenti sedentari è un fattore di rischio cardi metabolico indipendente dall'attività fisica, anche da moderata a vigorosa (Bankoski et al., 2011). Koster et al. (2012) hanno misurato oggettivamente (dati di accelerometria di 7 giorni) di 1906 partecipanti il tempo di sedentarietà in 1906 partecipanti (dai 50 anni in su) del National Health and Nutrition Examination Survey 2003-2004 ((NHANES, programma di studi progettato per valutare lo stato di salute e nutrizionale di adulti e bambini negli Stati Uniti) e hanno constatato che anche dopo aver considerato il tempo trascorso in MVPA, i partecipanti nel quartile più alto di tempo trascorso con un comportamento sedentario aveva un rischio 3,3 volte maggiore di mortalità per tutte le cause rispetto ai partecipanti nel quartile più basso. Questi studi hanno messo in discussione le attuali linee guida per l'attività fisica e hanno evidenziato l'importanza non solo di stimolare l'MVPA, ma anche di ridurre il tempo di sedentarietà. In linea con ciò, studi osservazionali suggeriscono che l'interruzione di lunghi periodi trascorsi in sedentarietà è associata ad un miglioramento dei fattori di rischio cardi metabolico e ad una diminuzione del rischio di mortalità per tutte le cause. Nello studio di Duran et al. (2023) gli autori hanno esaminato gli effetti in acuto di pausa con tempi diversi sedentaria durante un comportamento sedentario sui fattori di rischio cardio metabolico, valutando contemporaneamente l'efficacia di frequenze e durate variabili delle interruzioni. Utilizzando uno studio cross-over randomizzato, adulti di mezza età e anziani (n = 11) hanno svolto le seguenti condizioni della durata di 8 ore in cinque giorni separati: una condizione sedentaria ininterrotta (seduti per 8 ore, controllo) e 4 prove (sperimentali) che hanno comportato diversi combinazioni di frequenza/durata della pausa: ogni 30 min per 1 min, ogni 30 min per 5 min, ogni 60 min per 1 min e ogni 60 min per 5 min. Le interruzioni comportavano una camminata leggera. Il glucosio e la pressione sanguigna sono stati misurati rispettivamente ogni 15 e 60 minuti. Rispetto al controllo, l'area incrementale sotto la curva del glucosio era significativamente attenuata solo per la pausa ogni 30 min per 5 min (-11,8 [4,7]; p = 0,017). Tutte le pause hanno prodotto diminuzioni nette significative della pressione arteriosa sistolica rispetto al basale rispetto al controllo (p <0,05). Le maggiori riduzioni della pressione sistolica sono state osservate per interruzioni ogni 60 min per 1 min (-5,2 [1,4] mmHg) e ogni 30 min per 5 min (-4,3 [1,4] mmHg). Le conclusioni sono state che interruzioni di maggiore frequenza e durata più lunga (ogni 30 min per 5 min) dovrebbero essere prese in considerazione quando si considerano le risposte glicemiche, mentre dosi più basse possono essere sufficienti per l'abbassamento della pressione arteriosa.
Un ultimo aspetto legato all'attività fisica riguarda gli effetti positivi legati alla salute mentale. Il Physical Activity Guidelines Advisory Committee (fornisce raccomandazioni per le linee guida per l'attività fisica per gli americani. Il comitato consultivo esamina l'insieme delle prove scientifiche e mediche relative all'attività fisica e alla salute) del 2018 ha adottato il termine salute del cervello ("brain health") preferendolo a salute mentale. Il termine salute del cervello comprende sia gli aspetti comportamentali e biologici del cervello, sia le esperienze più soggettive che derivano dalla funzione del cervello. Pertanto, la salute del cervello si riferisce ad aspetti tipicamente considerati parte della salute mentale (vale a dire, quelli che si riferiscono alla mente e al suo benessere, come l'ansia), nonché a condizioni note per derivare principalmente da reazioni fisiche e chimiche nel cervello (ad esempio, schizofrenia). Quando pensiamo specificamente alla salute mentale, ognuno di noi può avere idee diverse sulle definizioni di "buona" salute mentale e "cattiva" salute mentale. L'OMS ha definito la salute mentale come uno stato di benessere in cui ogni individuo realizza le proprie potenzialità, può far fronte ai normali stress della vita, può lavorare in modo produttivo e fruttuoso ed è in grado di dare un contributo alla propria comunità (https://www.who.int/data/gho/data/themes/theme-details/GHO/mental-health). Di seguito sono riportati disturbi o problemi cerebrali comuni che sono stati studiati in relazione all'attività fisica:
a) cognizione e declino correlato all'età nella funzione cognitiva, si riferisce a cambiamenti negativi che si verificano nel tempo nella capacità di elaborare, selezionare, manipolare o archiviare informazioni, influenzando sia il comportamento che l'abilità funzionale
b) disturbi dell'umore, includono depressione, disturbi bipolari o maniaco-depressivi
c) disturbi legati all'ansia, definita come una condizione di nervosismo, disagio o apprensione per uno o più eventi futuri
d) disagio psicologico, fattori di stress mentale che non sono congrui con una buona salute
e) bassa autostima, si riferisce a sentimenti di autostima e valore che possono influenzare positivamente la salute mentale
f) disturbi legati all'alimentazione o all'attività fisica;
g) disordini del sonno, si riferiscono ad alterazioni del modo in cui si dorme che influenzano la salute e la qualità della vita (insonnia, apnea notturna, sindrome delle gambe senza riposo...)
La relazione tra attività fisica e salute mentale è stata ampiamente indagata e sono state formulate diverse ipotesi al riguardo. In particolare, durante il processo di invecchiamento, l'esercizio fisico potrebbe rappresentare un potenziale trattamento aggiuntivo per i disturbi neuropsichiatrici e il deterioramento cognitivo, contribuendo a ritardare l'insorgenza dei processi neurodegenerativi. Prove convincenti hanno dimostrato che l'attività fisica e l'esercizio fisico possono anche prevenire disturbi mentali comuni, come depressione e disturbi d'ansia (Schuch et al., 2021). Quarantanove studi di una meta-analisi, che includevano dati di oltre 260.000 partecipanti, hanno dimostrato che le persone con livelli di attività fisica più elevati avevano meno probabilità di sviluppare depressione (rapporto di probabilità [OR] = 0,83, intervallo di confidenza del 95% [95%CI] = 0,79-0,88). Tale relazione è rimasta significativa indipendentemente dal gruppo legato all'età, sesso e regione geografica e dopo aver considerato anche potenziali fattori confondenti, tra cui il peso, il fumo e la presenza di malattie o menomazioni fisiche (Schuch et al., 2018). L'esercizio aumenta il rilascio e la sintesi di diversi fattori neurotrofici (correlati ad un migliore funzionamento cognitivo), oltre che stimolare la neurogenesi (generati nuovi neuroni da cellule immature), angiogenesi e plasticità. Questo insieme di studi è stato incorporato nelle linee guida nazionali e internazionali negli ultimi decenni, e ha portato a raccomodare l'inclusione dell'attività fisica e dell'esercizio come approcci terapeutici per i disturbi mentali, principalmente per la depressione e la schizofrenia.
Essere fisicamente attivi è una delle azioni più importanti che le persone di tutte le età possono intraprendere per migliorare la propria salute. Circa 117 miliardi di dollari di costi sanitari annuali e circa il 10% della mortalità prematura sono associati ad un'attività fisica insufficiente. Esistono prove convincenti da molti studi epidemiologici prospettici che dimostrano che uno stile di vita sedentario aumenta il rischio di morbilità e mortalità per malattie croniche. Le associazioni tra inattività o bassa forma fisica e mortalità sono forti, graduate e temporalmente coerenti e si mantengono anche dopo aver considerato numerose variabili potenzialmente confondenti. Le abitudini sedentarie e la scarsa forma fisica cardiorespiratoria sono tra i più forti predittori di mortalità prematura e rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica nella maggior parte dei paesi del mondo.

Bibliografia
Bankoski A et al. Sedentary activity associated with metabolic syndrome independent of physical activity. Diabetes Care. Feb;34(2):497-503, 2011
Bull FC et al. World Health Organization 2020 guidelines on physical activity and sedentary behaviour. Br J Sports Med. Dec; 54(24): 1451-1462, 2020
Caspersen CJ et al. Physical activity, exercise, and physical fitness: definitions and distinctions for health-related research. Public Health Rep. 1985;100(2):126-31, 1985
Duran A et al. Breaking Up Prolonged Sitting to Improve Cardiometabolic Risk: Dose-Response Analysis of a Randomized Cross-Over Trial. Med Sci Sports Exerc. Jan 12, 2023
Huber M et al. How should we define health? BMJ 343: d4163, 2011
ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) -CATAP, Glossario dinamico per l'Ambiente ed il Paesaggio (PDF), 78.1ª ed. p. 22, 2012
Koster A et al. Association of sedentary time with mortality independent of moderate to vigorous physical activity. PLoS One. 7(6): e37696. doi: 10.1371, 2012
Lancet_Editorial. What is health? The ability to adapt. Lancet. Mar 7; 373(9666):781, 2009
Schuch FB et al. Physical activity and incident depression: a meta-analysis of prospective cohort studies. Am J Psychiatry. 175:631-48, 2018
Schuch FB et al. Physical activity, exercise, and mental disorders: it is time to move on (Review). Trends Psychiatry Psychother. Jul-Sep;43(3):177-184, 2021
The Physical Activity Guidelines for Americans 2n edition https://health.gov/sites/default/files/2019-09/Physical_Activity_Guidelines_2nd_edition.pdf

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