Il calcio è uno sport molto impegnativo a livello fisico, che spesso richiede ai giocatori di percorrere 10-13 chilometri (km) durante una partita, ad intensità variabili.
In genere, i giocatori trascorrono la maggior parte della partita (circa il 90%) a bassa intensità (camminando o correndo) e solo circa il 10% del tempo di gioco ad intensità più elevate, ma percorrono comunque più di 2 km di corsa ad alta intensità e almeno 0,5 km di corsa ad altissima intensità per partita.
I giocatori sono inoltre esposti ad un elevato volume di movimenti esplosivi come accelerazioni, decelerazioni, salti, contrasti e tiri, intervallati da periodi di recupero variabili.
Tali richieste impongono elevati livelli di stress mentale e fisico, soprattutto nel calcio professionistico, dove i giocatori possono essere costretti a giocare partite ogni 72 ore a causa della congestione degli incontri ai massimi livelli.
Questi effetti sono ulteriormente amplificati da fattori di stress aggiuntivi come viaggi, routine interrotte e ambienti di sonno non familiari, che sono comuni tra gli atleti d’élite.
La fatica è stata definita come “una condizione psicofisiologica caratterizzata da una diminuzione delle prestazioni motorie o cognitive e/o da una maggiore percezione della fatica”.
Nel calcio, la fatica riduce le attività locomotorie come la distanza percorsa, la corsa ad alta velocità e lo sprint, che si osservano principalmente nel secondo tempo rispetto al primo tempo.
È stato anche dimostrato che la fatica correlata alla partita influisce negativamente sulle prestazioni tecniche dei giocatori. In particolare, gli studi hanno evidenziato che con il suo accumularsi, i giocatori sperimentano una riduzione della precisione nei tiri e nei passaggi.
Oltre alla riduzione delle prestazioni fisiche e tecniche, è stato proposto che la fatica influenzi anche il rischio di infortuni. La ricerca ha osservato una maggiore incidenza nelle fasi finali di una partita, quando i giocatori sono in uno stato di affaticamento.
A causa dei limitati periodi di recupero tra le partite, nel calcio professionistico vengono utilizzati diversi metodi per valutare il recupero e la prontezza di un giocatore.
I metodi più comuni includono misure soggettive (dolore muscolare, scala del benessere), marcatori biochimici (creatinchinasi) e misure legate alle prestazioni fisiche (salto contromovimento (CMJ), prestazioni nello sprint, forza isometrica).
Sebbene di natura transitoria, la stanchezza può persistere per diversi giorni dopo la partita.
Nello studio di Drayton et al. (J Strength Cond Res. 2025 Nov 1;39(11): e1345-e1355. doi: 10.1519/JSC.0000000000005252), gli autori hanno svolto una revisione sistematica per valutare l’effetto delle singole partite di calcio sulle misure di prestazione fisica in giocatori professionisti, studiando la loro risposta in diversi momenti temporali.
I criteri di inclusione degli studi consideravano calciatori professionisti maschi >18 anni che hanno giocato in partite ufficiali 11 vs 11 (no simulazioni). Misure di prestazione fisica prima e dopo la partita (fino a 72 ore) su giocatori che hanno disputato 60–90 minuti.
Nella revisione finale sono stati inclusi tredici studi.
La popolazione studiata era formata da 224 calciatori professionisti maschi, provenienti da: Prima divisione (il livello più alto del sistema di campionati nazionali, cioè la categoria professionistica principale in cui giocano le squadre di élite di un paese) di Italia, Francia, Portogallo, Australia, Danimarca, Faroe; Seconda divisione inglese e squadre U21 di Premier League. Le caratteristiche dei soggetti erano: età compresa tra 17 e 27 anni; altezza media: circa 1,80 m; Peso corporeo: tra 70 e 81 kg.
Le variabili di prestazione misurate sono state:
- Capacità di salto verticale (misurata principalmente con il CMJ): 9 studi, 118 soggetti
- Forza Arti inferiori: 6 studi, 103 soggetti
- Capacità di Sprint: 4 studi, 39 soggetti
- Capacità di eseguire più sprint consecutivi con recuperi brevi, (Repeated Sprint Ability): 1 studio, 20 soggetti
- Capacità di cambio di direzione (COD): 2 studi, 29 soggetti
- Abilità tecniche: 1 studio, 22 soggetti
Tempi di misurazione post-partita erano Immediato post-match: 4 studi; MD+1 (24h): 9 studi; MD+2 (48h): 11 studi; MD+3 (72h): 5 studi
Per la capacità di salto, i risultati mostrano che:
- subito dopo la partita, l’altezza del salto è significativamente ridotta (es. −3,2%).
- le riduzioni persistono fino a 72 ore dopo la partita in molti casi.
- alcuni studi mostrano un recupero completo entro 48 ore, ma altri no, indicando grande variabilità individuale
I giocatori con maggior forza e capacità aerobica tendono a recuperare più rapidamente la loro capacità di salto.
Per la forza degli arti inferiori, i risultati mostrano che:
- subito dopo la partita, si osservano riduzioni significative della forza:
- hamstring forza eccentrica: −9,5%
- quadricipiti (MVC): −11,3%
- alcune riduzioni persistono fino a 72 ore dopo la partita, soprattutto negli hamstring
- la forza degli estensori del ginocchio tende a recuperare entro 48 ore
- le misure isocinetiche non mostrano variazioni significative, suggerendo che il tipo di test influisce sulla sensibilità alla fatica
Per la capacità di sprint, i risultati mostrano che:
- subito dopo la partita, si osservano riduzioni significative della velocità di picco (es. −3,8%)
- la velocità media tende a recuperare più rapidamente
- le prestazioni nei test di sprint ritornano ai valori di base entro 24 ore in molti casi
- la variabilità tra studi è alta, anche per via delle diverse metodologie di misurazione
Per la capacità di eseguire più sprint consecutivi con recuperi brevi, i risultati (1 studio) hanno evidenziato che:
- subito dopo la partita, la performance nel test è significativamente ridotta (−2,1%)
- questo indica che la fatica accumulata durante la partita compromette la capacità di sostenere sprint ripetuti
Per la capacità di cambio di direzione, i risultati mostrano che:
- subito dopo la partita, si osserva una riduzione significativa della performance nella fase di cambio direzione del 40 m shuttle sprint (−4,2%)
- entro 24 ore, questa capacità torna ai livelli di base, suggerendo un recupero più rapido rispetto ad altre variabili come forza eccentrica o salto verticale
Tuttavia, l’articolo sottolinea che:
- i test usati misurano aspetti diversi dell’abilità (es. t-test vs shuttle sprint)
- il tempo di esecuzione come unico parametro potrebbe non cogliere tutte le componenti della fatica, come la biomeccanica o la qualità del movimento
Infine, per capacità di eseguire gesti tecnici specifici, è stato utilizzato il Loughborough Soccer Passing Test (LSPT), che misura:
- tempo impiegato per completare il test
- numero di errori commessi
- punteggio finale che combina tempo ed errori
Il test simula situazioni di gioco in cui il giocatore deve eseguire passaggi precisi e rapidi verso bersagli specifici.
I risultati hanno evidenziato che subito dopo la partita, il punteggio LSPT non è risultato significativamente peggiorato. Tuttavia, è aumentata la percezione dello sforzo (RPE) durante il test (da 2.5 a 4.0 su 10), indicando che i giocatori si sentivano più affaticati pur mantenendo la prestazione tecnica. Questo suggerisce che i calciatori professionisti riescono a mantenere la loro abilità tecnica anche in condizioni di fatica, probabilmente grazie al loro elevato livello di allenamento e automatizzazione dei gesti.
In conclusione, tutti gli indicatori di performance fisica (salto verticale, forza, sprint, cambio di direzione, sprint ripetuti) risultano significativamente compromessi subito dopo una partita.
Alcune capacità, come sprint e COD, recuperano entro 24 ore, mentre altre, come forza eccentrica degli hamstring e CMJ, rimangono compromesse fino a 72 ore.
Questo suggerisce che la fatica post-partita è multifattoriale, con componenti centrali (neurologiche) e periferiche (danno muscolare, infiammazione).
Gli autori sottolineano che la variabilità individuale è elevata: giocatori con maggiore forza e fitness recuperano più rapidamente. Viene anche discusso il rischio di infortuni associato alla fatica, soprattutto per muscoli coinvolti nella stabilità del ginocchio (hamstring e quadricipiti).
La revisione propone che la valutazione del recupero non può basarsi su un solo test, ma deve considerare diverse variabili fisiche.

