La rigidità arteriosa è un parametro fisiologico che descrive quanto le arterie sono capaci di espandersi e contrarsi in risposta al battito cardiaco.
Quando le arterie diventano più rigide e perdono la loro elasticità naturale, non riescono più a adattarsi facilmente ai cambiamenti della pressione del sangue. Questo può portare ad un aumento della pressione arteriosa e rendere il cuore più affaticato, aumentando così il rischio di problemi cardiovascolari come infarto e ictus.
L’esercizio fisico gioca un ruolo cruciale nella prevenzione e nella modulazione della rigidità arteriosa, e i suoi effetti dipendono dal tipo, intensità e durata dell’attività svolta.
L’ attività aerobica riduce la rigidità arteriosa migliorando l’elasticità dei vasi sanguigni, favorisce la vasodilatazione grazie all’aumento del flusso ematico e alla produzione di ossido nitrico e risulta particolarmente efficace in soggetti con ipertensione, obesità o sindrome metabolica.
L’allenamento con i pesi mostra una doppia faccia. Gli esercizi contro resistenza, soprattutto quelli per la parte superiore del corpo, possono aumentare temporaneamente la rigidità arteriosa. Tuttavia, se combinati con esercizi aerobici (es. camminata, cyclette), gli effetti negativi vengono attenuati o annullati. L’allenamento misto (resistenza + aerobico) è quindi consigliato per mantenere la salute vascolare.
Nello studio di Esaki et al. (Eur J Appl Physiol. 2025 Sep 20. doi: 10.1007/s00421-025-05984-y), gli autori hanno valutato se lo stretching statico subito dopo esercizi contro resistenza ad alta intensità riduca la rigidità arteriosa.
Sono stati selezionati dodici uomini giovani e sani.
I soggetti si sono allenati eseguendo 5 serie da 5 ripetizioni al 80% del 1RM alla Bench Press e 5 serie da 10 ripetizioni al 70% del 1RM nel Biceps Curl.
Dopo l’esercizio, i partecipanti hanno svolto SSE (stretching statico) oppure sono rimasti seduti (CON).
Sono state misurate:
- la velocità dell’onda di polso brachiale-caviglia (baPWV). Si riferisce ad una misura della velocità di propagazione dell’onda di polso tra il braccio e la caviglia. È un indicatore clinico della rigidità arteriosa, cioè della capacità delle arterie di espandersi e contrarsi con ogni battito cardiaco. Più alta è la baPWV, maggiore è la rigidità delle arterie, e questo può essere associato ad un rischio cardiovascolare più elevato
- la compliance dell’arteria carotidea. Misura la capacità dell’arteria carotide di espandersi e contrarsi in risposta alle variazioni di pressione sanguigna. In pratica, indica quanto è “elastica” l’arteria carotide
- parametro di rigidità β, che rappresenta la rigidità intrinseca della parete arteriosa, in particolare nella carotide, indipendentemente dalla pressione arteriosa. A differenza di altri indici, il parametro β si basa su misurazioni dirette del diametro dell’arteria carotide e della pressione centrale. Un valore elevato di β indica una parete arteriosa più rigida
al basale, immediatamente dopo l’RE, SSE e CON, nonché a 30 (P30) e 60 min (P60) dopo il completamento dello SSE o CON.
I risultati hanno evidenziato che dopo l’esercizio, la baPWV e il parametro β sono aumentati in entrambi i gruppi (aumento della rigidità arteriosa).
Nel gruppo SSE, la baPWV e il parametro β sono diminuiti a P30 e P60 rispetto al gruppo CON.
La compliance dell’arteria carotide è risultata superiore rispetto al gruppo di controllo in tutti i momenti di valutazione successivi all’allenamento.
Quindi, lo stretching statico mitiga l’aumento della rigidità arteriosa indotto dall’esercizio intenso.
In conclusione, lo stretching statico subito dopo esercizi contro resistenza ad alta intensità può favorire il recupero vascolare e ridurre la rigidità arteriosa in modo acuto in soggetti giovani sani.