L’immobilizzazione ortopedica è una parte necessaria del processo riabilitativo in seguito a comuni infortuni sportivi e interventi chirurgici.
Queste lesioni interessano in genere un solo lato del corpo e spesso causano un temporaneo disuso muscolare a causa della sua immobilizzazione.
Durante questo periodo, tuttavia, si verificano alterazioni dannose lungo le vie motorie che causano debolezza muscolare, atrofia dei muscoli scheletrici e compromissioni funzionali delle vie neuronali discendenti prima che sia completata la durata prescritta dell’immobilizzazione.
Prove emergenti dimostrano che l’allenamento contro resistenza dell’arto controlaterale, non interessato, durante l’immobilizzazione attenua le alterazioni indesiderate della funzione neuromuscolare.
Questo fenomeno trasversale deriva dall’effetto di allenamento incrociato (cross-education), in cui l’allenamento di un arto conferisce adattamenti neurali che servono a migliorare la forza dell’arto controlaterale, non allenato. Data la prevalenza di lesioni ortopediche che portano all’immobilizzazione e al disuso, contromisure accessibili, come l’allenamento unilaterale, offrono un mezzo con cui si può mantenere e persino migliorare la forma fisica muscolare durante un periodo potenzialmente lungo di inattività.
I paradigmi impiegati per studiare gli effetti protettivi della cross-education sono stati eseguiti principalmente con l’immobilizzazione del braccio tramite l’uso di una fascia o di un dispositivo simile (arm slinging) per un periodo di 21-28 giorni. Durante questo periodo, sono state riportate perdite di forza massima tra il 10% e il 20% circa, e dello spessore muscolare dal 2% al 6% circa.
Durante le prime fasi di scarico muscolare, l’immobilizzazione determina il più alto tasso di disadattamento sulla funzione neuromuscolare. Pertanto, risulta importante l’utilizzo della cross-education una volta iniziata l’immobilizzazione, sulla base di recenti evidenze che mostrano l’attenuazione della disfunzione neuromuscolare una volta completata l’immobilizzazione.
Nello studio di Carr et al. (Physiol Rep. 2025 Apr;13(8): e70329. doi: 10.14814/phy2.70329), gli autori hanno esaminato l’efficacia dell’allenamento contro resistenza unilaterale nell’attenuare le conseguenze negative dell’immobilizzazione e accelerare il ripristino della forza e delle dimensioni muscolari dopo un periodo di riallenamento.
Sono state selezionate dieci donne e assegnate in modo casuale ad un gruppo di allenamento unilaterale (TRAIN, n = 6) o di controllo (CON, n = 4).
L’immobilizzazione è stata implementata utilizzando un’imbracatura e una fascia sul braccio non dominante.
Le partecipanti hanno indossato l’imbracatura per 28 giorni durante le ore di veglia, con l’obiettivo di indossarla per 10 ore al giorno, con possibilità di rimuoverla per fare il bagno, dormire e guidare. L’imbracatura manteneva il gomito flesso a 90°, mentre la fascia lo fissava al corpo. Per prevenire effetti avversi, è stato loro chiesto di eseguire circa tre minuti di esercizi di mobilità della spalla al giorno. In totale, il tempo auto-riferito trascorso indossando l’imbracatura e la fascia è stato di 10,4 ± 1,6 ore al giorno, senza differenze significative tra i gruppi.
Lo studio ha incluso due fasi di allenamento contro resistenza: la Fase 1, riservata esclusivamente al gruppo TRAIN, e la Fase 2, che ha coinvolto entrambi i gruppi.
Nella Fase 1, entrambi i gruppi sono stati sottoposti a quattro settimane di immobilizzazione del braccio non dominante, ma solo il gruppo TRAIN ha completato otto sessioni di allenamento (quattro settimane) unilaterale del braccio destro non immobilizzato; nella Fase 2 entrambi i gruppi hanno completato otto sessioni di allenamento bilaterale (includendo anche l’allenamento del braccio sinistro, precedentemente immobilizzato).
Il protocollo di allenamento durante la Fase 2 ha seguito lo stesso format, le stesse procedure e lo stesso schema della Fase 1. L’allenamento è iniziato 2-3 giorni dopo la visita post-test della Fase 1.
L’allenamento si è svolto due volte a settimana per entrambe le fasi, con almeno 48 ore di intervallo tra le sessioni.
Gli allenamenti includevano gli esercizi di dumbbell biceps curls, eseguito in posizione eretta, e shoulder press, su una panca regolabile inclinata di circa 85 gradi, partendo dal 75% dell’1RM. Ogni sessione comprendeva da tre a cinque serie da cinque ripetizioni, con sovraccarico progressivo implementato aumentando il numero di serie a cinque dalla terza alla sesta sessione di ogni fase. Per ridurre il dolore muscolare e l’edema, il volume è stato ridotto a tre serie per le ultime due sessioni di ciascuna fase. Il numero di ripetizioni è rimasto invariato. Gli intervalli di recupero tra le serie e gli esercizi sono stati standardizzati a due minuti e monitorati tramite un timer. Ogni sessione poteva essere completata in circa 30 minuti.
Sono state valutate la funzione neuromuscolare e le dimensioni muscolari all’inizio e dopo ogni fase, con la funzione neuromuscolare quantificata dalla forza dinamica (1RM nel biceps curl e shoulder press) e isometrica massima (dei flessori del gomito) insieme alle risposte elettromiografiche, e le dimensioni muscolari del bicipite brachiale, misurate tramite ecografia, e massa magra per il lato sinistro della parte superiore del corpo tramite DEXA.
I risultati hanno evidenziato che l’allenamento unilaterale del braccio non immobilizzato durante la Fase 1 ha attenuato la perdita di forza dinamica (p < 0,05; g > 1,2), ma non quella isometrica (p > 0,40; g < 0,095), a seguito dell’immobilizzazione, e ha mostrato notevoli effetti nel migliorare il recupero della forza dopo il re-allenamento. Analogamente, i dati di imaging hanno mostrano che le variazioni relative delle dimensioni muscolari e della massa magra regionale del braccio non dominante favoriscono il gruppo TRAIN.
In conclusione, lo studio indica che l’allenamento contro resistenza del braccio non immobilizzato attenua la debolezza muscolare e l’atrofia del braccio controlaterale immobilizzato, e ne facilita il recupero dopo il nuovo allenamento.