La percentuale di massa grassa è una misura ampiamente utilizzata per valutare la forma fisica e le caratteristiche estetiche, ma è anche correlata a diversi indicatori di salute.
Questo valore viene utilizzato anche per valutare l’efficienza e l’efficacia dei trattamenti nutrizionali e di attività fisica.
Per molti anni sono stati utilizzati diversi metodi indiretti per stimarla, con diversi gradi di accuratezza, ma anche con diversi gradi di accessibilità economica e praticità.
Oltre 50 anni fa, Durnin e Womersley pubblicarono le loro equazioni (DWe) per stimare il grasso corporeo dalla somma di quattro pliche cutanee. Validarono le loro misurazioni con la densità corporea misurata mediante pesata idrostatica, utilizzando 481 donne e uomini di età compresa tra 16 e 72 anni. La pubblicazione originale di questa equazione è diventata l’articolo scientifico più citato nella storia del British Journal of Nutrition e ha stimolato centinaia di ricerche nel corso dei decenni.
L’analisi bioimpedenziometrica (BIA), un metodo doppiamente indiretto (tecniche di valutazione della composizione corporea che si basano su modelli predittivi derivati da altri metodi indiretti; in altre parole, questi metodi non misurano direttamente la composizione corporea, ma utilizzano formule basate su dati ottenuti da tecniche indirette), è stata introdotta nella pratica clinica nel decennio successivo, guadagnando rapidamente popolarità per la stima della percentuale di grasso corporeo (%BF) grazie alla qualità dei risultati, alla velocità, alla portabilità e al suo costo, attualmente abbastanza contenuto. Nel corso della sua storia, si è anche evoluta, passando da dispositivi complessi e statici a nuovi dispositivi portatili e tecnologie indossabili.
Attualmente, il metodo considerato di riferimento dalla comunità scientifica per la stima della massa grassa è l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DEXA), ma a causa dei suoi costi elevati è accessibile solo ad istituti con risorse molto elevate.
Nonostante le critiche, le rivalutazioni e le considerazioni sollevate sulla DWe, il suo utilizzo è ancora abituale ed è diventato un classico nella letteratura scientifica. Per questo motivo, il suo utilizzo nella pratica clinica attuale coincide con quello della BIA, poiché entrambi i metodi sono poco costosi, non invasivi e applicabili in molte situazioni, in ambiente clinico e prestativo.
Tuttavia, la costante osservazione di analogie o differenze tra entrambe le strategie porta a credere che qualche altra variabile possa in parte spiegare perché in alcuni individui vi siano più di dieci punti di differenza tra i metodi, mentre in altri prevalgono somiglianze e coincidenze. Per questi motivi, alcuni ricercatori hanno periodicamente avanzato altre modalità per la stima della massa grassa, includendo ulteriori misurazioni antropometriche come circonferenze e/o diametri ossei oltre alle pliche cutanee nelle equazioni di regressione, garantendo una maggiore accuratezza rispetto all’utilizzo delle sole pliche cutanee.
Nello studio di Capone et al. (International Journal of Kinanthropometry, 5(1), 121–131, 2025. doi: 10.34256/ijk25112), gli autori hanno voluto analizzare la relazione tra entrambi i metodi di valutazione e indagare la loro relazione con la distribuzione della massa grassa. È stato analizzato un campione di 326 soggetti (201 donne e 125 uomini), di età compresa tra 18 e 74 anni. La loro %BF è stata determinata mediante DWe, e BIA, utilizzando una bilancia Tanita RD545 (costo 500€ circa), con il soggetto in biancheria intima.
Le pliche cutanee (in mm) erano quella tricipitale, sottoscapolare, bicipitale e della cresta iliaca, misurate utilizzando utilizzando un plicometro SlimGuide. Queste misurazioni sono state valutate sul lato destro del corpo e fatte due volte (o tre volte se la differenza tra le due era superiore al 5%), e la media o la mediana dei valori è stata considerata, a seconda dei casi, rispettivamente. Sono state inoltre misurate l’altezza, la circonferenza vita e fianchi. La %BF è stata calcolata utilizzando la DWe nelle sue diverse fasce d’età, in base al sesso dell’individuo. Le valutazioni sono state eseguite al mattino, tra le 7:30 e le 9:00, dopo una colazione leggera. Ai partecipanti è stato chiesto di evitare attività fisica intensa nelle 12 ore precedenti.
La differenza assoluta tra i metodi è stata quindi calcolata utilizzando la formula: = %BF DWe – %BF BIA. Pertanto, valori positivi indicano che il DWe sovrastima la %BF rispetto alla BIA, mentre valori negativi indicano che il DWe sottostima la %BF rispetto alla BIA. Sono stati quindi eseguiti i seguenti test statistici: correlazione di Spearman, analisi di Bland-Altman (limiti di bias e accordo), adattamento della curva non lineare, test del Chi-quadrato.
I risultati hanno evidenziato nell’analisi di Bland-Altman un bias medio (per il suo calcolo: differenza tra la %BF ottenuta con DWe e quella ottenuta con la BIA per ogni soggetto, DWe−BIA; Bias medio=∑(DWe−BIA) / 𝑛, dove n corrisponde al numero totale di soggetti misurati) di -1,545 punti, il che significa che, in media, la DWe tende a sottostimare la %BF rispetto alla BIA. Il range di variazione (-10.58 a 7.49) mostra la dispersione dei dati, evidenziando che questa sottostima non è uniforme, ma varia in funzione di diversi fattori.
In particolare, si osserva che più alta è la %BF calcolata dalla BIA, maggiore è la sottostima della DWe. Inoltre, l’analisi non ha trovato un’associazione tra altezza e differenze tra le due metodologie, ma ha evidenziato che con l’aumento dell’età cresce la probabilità che la DWe sovrastimi la %BF.
Al contrario, un incremento nelle misure della vita e dei fianchi è associato ad una maggiore probabilità che la DWe sottostimi la %BF.
In conclusione, la DWe tende a sottostimare la %BF rispetto a quella stimata dalla BIA, all’aumentare di quest’ultima. D’altra parte, un aumento delle circonferenze di vita e fianchi aumenta anche la probabilità che questa equazione sottostimi la %BF.