Il Muscolo Grande Adduttore È Realmente Un Adduttore?

Il Muscolo Grande Adduttore È Realmente Un Adduttore?

I muscoli degli arti inferiori nell’uomo sono notevolmente più grandi rispetto a quelli delle scimmie antropomorfe, il che riflette potenzialmente il nostro adattamento evolutivo alla locomozione bipede terrestre.

Il muscolo Grande Adduttore (AM) è uno dei muscoli più grandi degli arti inferiori dell’uomo.

Tradizionalmente, l’AM è considerato un importante adduttore dell’anca, svolgendo un ruolo fondamentale come stabilizzatore del bacino sul piano frontale.

Tuttavia, nella locomozione umana, sia nella camminata che nella corsa, per stabilizzare il bacino sul piano frontale in appoggio monopodalico, è necessario un momento abduttorio maggiore di quello adduttorio.

Ciò porta a domandare: perché l’AM umano è così grande? È principalmente un adduttore?

Studi su cadavere hanno identificato almeno due compartimenti funzionali all’interno del muscolo AM: la porzione pubofemorale (anteriore) e quella ischiocondiloidea (posteriore). La porzione anteriore (a sua volta suddivisa in porzione prossimale e distale), che rappresenta circa il 70% del volume totale del AM e dell’area trasversale fisiologica (PCSA), origina dal pube e si inserisce sul femore, agendo principalmente come adduttore dell’anca in base al suo braccio di forza. Al contrario, la porzione posteriore origina dalla tuberosità ischiatica e si estende all’epicondilo femorale mediale, contribuendo all’estensione dell’anca.

Tuttavia, questi risultati si basano su di un numero limitato di studi su cadavere in soggetti anziani, che potenzialmente presentano una riduzione dell’attività fisica nella vita quotidiana e architetture muscolari alterate rispetto a soggetti più giovani.

Nello studio di Takahashi et al. (J Appl Physiol (1985). 2025 Apr 1;138(4):1088-1099. doi: 10.1152/japplphysiol.00600.2024), gli autori hanno voluto testare l’ipotesi secondo cui il muscolo Grande Adduttore agisca principalmente nell’estensione dell’anca, piuttosto che nella sua adduzione nei giovani individui.

Gli autori hanno utilizzato per le analisi un nuovo approccio basato sull’imaging del tensore di diffusione (DTI, diffusion tensor imaging, tecnica avanzata di risonanza magnetica che permette di analizzare la diffusione delle molecole d’acqua nei tessuti biologici, fornendo informazioni dettagliate sulla loro struttura) e sulla trattografia (Tractography), che consente la visualizzazione tridimensionale e la quantificazione dei fascicoli muscolari su un’ampia regione di interesse in vivo.

Sono stati selezionati 15 soggetti (10 maschi, età: 27,5 ± 3,8 anni, massa corporea: 68,1 ± 9,5 kg, altezza: 170,1 ± 5,2 cm; e 5 femmine, età: 23,4 ± 1,1 anni, massa corporea: 58,6 ± 9,2 kg, altezza: 159,9 ± 5,7 cm, media ± deviazione standard). I partecipanti erano sedentari o fisicamente attivi e non avevano mai subito lesioni all’AM.

I partecipanti si sono posizionati proni con anca e ginocchia completamente estesi, all’interno dello strumento di analisi. La loro coscia destra era posizionata senza alcuna rotazione interna o esterna, adduzione o abduzione dell’articolazione dell’anca.

Si è esaminata l’inserzione e l’architettura tridimensionale dei fascicoli muscolari.

Questa analisi ha permesso di suddividere il muscolo AM in tre porzioni, posteriore, antero-prossimale e antero-distale, in base all’inserzione dei fascicoli rispetto allo iato adduttorio (apertura situata tra il AM e il femore, che permette il passaggio dei vasi femorali dall’area anteriore della coscia alla regione posteriore, dove diventano i vasi poplitei).

I risultati hanno mostrato che le porzioni posteriore e antero-distale costituiscono oltre l’80% del volume totale del muscolo e della sua PCSA. Inoltre, queste porzioni hanno dimostrato di avere un braccio di leva più lungo per l’estensione dell’anca rispetto all’adduzione.

Il momento potenziale (una stima della capacità teorica massima della generazione di un momento) dell’intero muscolo era maggiore di oltre il doppio nell’estensione dell’anca rispetto all’adduzione. Il momento potenziale dell’intero muscolo nell’estensione dell’anca è risultato significativamente correlato con quello esercitato in estensione, con l’anca in posizione neutra (ρ = 0,614, P = 0,017) e flessa (ρ = 0,736, P = 0,003) misurato con un dinamometro.

Al contrario, non sono state riscontrate correlazioni significative tra il momento potenziale dell’intero muscolo nell’adduzione dell’anca e quello di adduzione, misurato al dinamometro, in posizione neutra (ρ = 0,393, P = 0,148) o flessa (ρ = 0,239, P = 0,389).

In conclusione, la capacità di generare un momento estensorio dell’intero muscolo AM risulta essere due volte maggiore della capacità addutoria, indicando il suo ruolo funzionale come un importante estensore dell’articolazione dell’anca nell’uomo.

Il presente studio porterebbe a ridefinire il ruolo funzionale dell’AM e di conseguenza a rinominare questo muscolo come, ad esempio, “Grande Estensore”.