L’invecchiamento è un processo multidimensionale caratterizzato da cambiamenti fisiologici e morfologici che influenzano la qualità della vita, con un declino delle capacità motorie evidente già a partire dalla quarta decade.
Le evidenze scientifiche supportano l’idea che la capacità funzionale, soprattutto dopo i 60 anni, sia sostanzialmente ridotta e che il deterioramento del sistema nervoso periferico possa esserne una delle cause principali.
Sfortunatamente, sebbene esistano numerose ricerche sulla sarcopenia incentrate sulla preservazione della massa e della funzione muscolare, la ricerca sulle contromisure per proteggere la funzione dei nervi periferici è minima.
Il deterioramento dei nervi periferici si riflette in una riduzione del numero di assoni dei motoneuroni funzionanti e/o nella degradazione degli assoni motori.
Questi risultati comportano una trasmissione degli impulsi nervosi al muscolo effettore bersaglio più lenta con possibili conseguenze funzionali, come movimenti più lenti o mobilità ridotta, tutti fattori che possono portare ad una riduzione della qualità della vita.
Inoltre, gli anziani presentano vari gradi di perdita di forza e massa muscolare a causa di questi effetti e possono diventare più suscettibili allo sviluppo di sarcopenia.
Comunemente riscontrato in soggetti con lesioni o malattie nervose, il declino della funzionalità del sistema nervoso periferico porta spesso a disfunzioni neuromuscolari, come malattie neurodegenerative (sclerosi laterale amiotrofica) e neuropatie periferiche (neuropatia diabetica, sindrome di Guillain-Barré).
L’allenamento contro resistenza è stato a lungo prescritto agli anziani come mezzo per la vitalità a lungo termine.
È noto che gli individui che rimangono attivi per tutta la vita hanno una migliore mobilità, una maggiore indipendenza e una maggiore aspettativa di vita.
Studi precedenti hanno dimostrato come l’allenamento contro resistenza possa contrastare la perdita della funzione nervosa in nervi che hanno subito lesioni. Tuttavia, non è ancora chiaro se sia in grado di migliorare la funzione nervosa anche in persone sane e non infortunate, soprattutto anziane. Visti i benefici offerti dall’allenamento contro resistenza, è plausibile considerarlo come un metodo per contrastare le perdite della funzione nervosa.
Lo studio di Shields et al. (Med Sci Sports Exerc. 2025 Oct 1;57(10):2101-2107. doi: 10.1249/MSS.0000000000003767, ha analizzato gli effetti dell’allenamento contro resistenza sulla velocità di conduzione nervosa e l’influenza dell’età su tali variazioni.
Sono stati selezionati quarantotto soggetti (18–84 anni).
Lo studio è stato condotto su quattro gruppi, inizialmente separati per età (giovani = 18-35 anni e anziani ≥60 anni) e poi assegnati in modo casuale ad un gruppo di intervento e uno di controllo. Ne sono derivati un gruppo di allenamento (YT, n = 14) e uno di controllo composto da giovani (YC, n = 12), un gruppo di allenamento (OT, n = 14) e uno di controllo composto da anziani (OC, n = 8).
L’allenamento è stato condotto tre volte a settimana utilizzando un kit di allenamento per la presa della mano ed è durato quattro settimane. Le sessioni di test sono state eseguite prima (PRE) e dopo (POST) le quattro settimane di studio. Durante ogni sessione sono stati condotti test di conduzione nervosa motoria (NVC) e di forza massima di presa della mano (MVC).
Ai partecipanti è stato chiesto di mantenere le normali attività quotidiane per tutta la durata dello studio.
Gli autori hanno valutato la funzione dei nervi motori attraverso test elettrofisiologici standardizzati. Si sono applicati stimoli elettrici di intensità crescente (a partire da 5 mA, poi a step di 5 mA) lungo il nervo mediano. Questo ha permesso di reclutare progressivamente più unità motorie fino a ottenere la risposta muscolare massima (M-wave). Questa risposta era registrata in due punti diversi lungo il nervo: prossimale (ascella) e distale (fossa antecubitale). Per ciascun sito si è misurata la latenza (tempo in millisecondi), cioè il tempo che intercorreva tra lo stimolo e la risposta muscolare.
La NCV è stata calcolata secondo la formula:
- distanza tra i due siti di stimolazione (mm) / latenza prossimale (ms) – latenza distale (ms)
La temperatura cutanea è stata mantenuta costante (~30 °C), inquanto può influire sulla NCV.
Per misurare MVC, i partecipanti hanno eseguito contrazioni volontarie massimali utilizzando un dinamometro idraulico. La procedura prevedeva: 2–3 contrazioni di riscaldamento al 50% dello sforzo massimo. Poi, due prove massimali per braccio, ciascuna della durata di 4–5 secondi. I soggetti ricevevano forte incoraggiamento verbale per garantire il massimo impegno. Tra una prova e l’altra veniva concesso 1 min di recupero. Il valore più alto registrato (espresso in kg) veniva considerato la forza massima.
I soggetti dei gruppi di allenamento (giovani e anziani) si sono allenati in casa. La durata delle sedute era di circa 30–45 minuti ciascuna.
L’attrezzatura fornita consisteva in: un Hand Gripper Regolabile, Stress Ball, Grip Ring, Grip Master e un Finger Stretcher Resistance Band.
Sono stati forniti anelli e bande di resistenza aggiuntivi (10–50 lb e 8–21 lb) per garantire un sovraccarico progressivo.
I soggetti hanno ricevuto schede illustrate e spiegazioni pratiche dopo i test iniziali per l’esecuzione degli esercizi.
Ogni soggetto teneva un diario di allenamento e il gruppo di ricerca effettuava controlli settimanali (telefonate o messaggi).
L’intervento è stato progettato per essere semplice, accessibile e sostenibile a casa, senza bisogno di una palestra.
I risultati hanno evidenziato che per la NCV, non c’è stata un’interazione significativa tra età, gruppo, tempo e lato allenato (quindi giovani vs anziani, braccio dominante vs non dominante non hanno fatto differenza). È emersa invece una chiara interazione gruppo–tempo: i gruppi di allenamento (giovani e anziani) hanno mostrato un aumento significativo della NCV dopo quattro settimane (giovani: P < 0,001, d = 0,749; anziani: P < 0,001, d = 0,679).
I gruppi di controllo non hanno mostrato nessun cambiamento significativo.
In media, la NCV è aumentata del 5,6% nei gruppi allenati.
Per la MVC, nessuna interazione significativa età–gruppo–tempo–lato. Tuttavia, si sono osservate interazioni tempo–lato e gruppo–tempo. Il gruppo YT ha mostrato un aumento significativo della forza di presa in entrambi gli arti (sinistro: P = 0,001; destro: P = 0,004), con effetti piccoli (d = 0,34 e 0,23).
Il gruppo OT non hanno mostrato miglioramenti statisticamente significativi, anche se i dati individuali indicavano una tendenza positiva. I gruppi di controllo hanno mostrato nessun cambiamento.
Quindi, l’allenamento sulla forza della presa ha aumentato la velocità di conduzione nervosa in entrambi i gruppi di età.
La forza massimale è migliorata solo nei giovani. Questo suggerisce che l’esercizio può essere una strategia efficace per contrastare il deterioramento nervoso legato all’età, anche se gli adattamenti di forza negli anziani richiedono probabilmente più tempo.
In conclusione, i risultati suggeriscono che l’allenamento contro resistenza può rappresentare un metodo valido per contrastare il deterioramento nervoso legato all’età. Questi risultati mostrano che l’allenamento contro resistenza può migliorare la qualità della vita e generare maggiore indipendenza per le popolazioni più anziane.