Più carico, più rischio? Cosa accade davvero alla colonna negli stacchi pesanti

Più carico, più rischio? Cosa accade davvero alla colonna negli stacchi pesanti

Gli stacchi da terra sono esercizi ampiamente utilizzati che coinvolgono più gruppi muscolari, in particolare gli estensori dell’anca e del tronco, e impongono un notevole stress meccanico alla colonna vertebrale.

Questa richiesta meccanica aumenta con l’intensità del carico, richiedendo un controllo preciso del tronco per stabilizzare il corpo e trasferire l’energia cinetica dalla sua parte inferiore a quella superiore.

Carichi più pesanti aumentano l’instabilità posturale in esercizi contro resistenza come nel Back Squat, sottoponendo a maggiori sollecitazioni i meccanismi di controllo del tronco.

Studi precedenti hanno esaminato le richieste meccaniche dello stacco da terra utilizzando analisi biomeccaniche, concentrandosi principalmente sulla cinetica del tronco. Questi risultati suggeriscono che lo stress meccanico sulla parte inferiore della colonna vertebrale aumenta con l’intensità del carico.

La cinetica cambia in base alla posizione relativa di ciascun corpo vertebrale; pertanto, esaminare la cinematica della regione lombare, dove viene applicato un grande stress meccanico, è considerato un compito critico direttamente collegato a istruzioni riguardanti l’allenamento sicure ed efficaci. Sebbene la cinematica dello stacco da terra sia stata ampiamente studiata, la maggior parte della ricerca si è concentrata sull’inclinazione del tronco o sul confronto delle lunghezze dei segmenti del tronco in diversi esercizi.

Tuttavia, solo pochi studi hanno esaminato specificamente la regione lombare o utilizzato modelli del tronco multi-segmento per valutare il movimento inter-segmentale. Ciò è probabilmente dovuto all’uso comune di modelli semplificati che rappresentano il tronco come un singolo segmento rigido, nonostante la struttura multiarticolare intrinsecamente complessa della colonna vertebrale.

Per consentire un’analisi più accurata del movimento spinale, sono stati proposti e convalidati modelli biomeccanici avanzati che incorporano più segmenti del tronco. L’analisi segmentale del tronco ha rilevanza pratica sia in ambito sportivo che clinico. La regione toraco-lombare è soggetta ad un aumento dello stress meccanico durante il sollevamento di carichi elevati.

Chiarire come ciascun segmento spinale risponde a carichi variabili può fornire informazioni utili per strategie di prevenzione degli infortuni, perfezionamento della tecnica e prescrizioni di allenamento personalizzate.

Nello studio di Shoji et al. (Front. Sports Act. Living, 2025 7:1682991. doi: 10.3389/fspor.2025.1682991), gli autori hanno esaminato il movimento del tronco durante lo stacco da terra, utilizzando un modello che divideva il tronco in una serie di segmenti rigidi connessi tra loro da giunti.

Sono stati selezionati tredici atleti universitari di atletica leggera (età: 20,6 ± 1,5 anni; altezza: 175,2 ± 4,2 cm; massa corporea: 69,9 ± 4,9 kg; stacco da terra 1RM: 138,1 ± 22,6 kg). Tutti i partecipanti avevano precedente esperienza con lo stacco da terra. L’esercizio consisteva in uno stacco da terra convenzionale.

Le intensità di carico sono state fissate al 60%, 70%, 80% e 90% dell’1RM. Tra le serie erano previsti intervalli di recupero di circa 3-5 minuti. A ogni intensità , i partecipanti hanno eseguito tre ripetizioni. La seconda ripetizione è stata quella analizzata.

I dati sul movimento sono stati raccolti utilizzando un sistema di cattura del movimento tridimensionale a 12 telecamere ad una frequenza di campionamento di 250 Hz.

Marcatori retroriflettenti sono stati applicati a 27 punti di riferimento anatomici, inclusi i processi spinosi delle vertebre, del bacino e degli arti inferiori.

l movimento del tronco è stato modellato utilizzando sei segmenti basati sui processi spinosi. I segmenti sono stati definiti come:

  • Settima vertebra cervicale (C7) – Terza vertebra toracica (T3)
  • T3 – Sesta vertebra toracica (T6)
  • T6 – Nona vertebra toracica (T9)
  • T9 – Dodicesima vertebra toracica (T12)
  • T12 – Terza vertebra lombare (L3)
  • L3 – Prima vertebra sacrale (S1) *S1 – Punto medio della spina iliaca postero-superiore (SIPS)
  • S1 – Punto medio della spina iliaca antero-superiore (SAIS)

Lo spostamento angolare è stato calcolato per le sei regioni spinali utilizzando l’angolo inter-segmentale formato da due segmenti adiacenti del tronco. Ogni angolo segmentale è stato definito come l’angolo interno tra due vettori che collegano punti di riferimento anatomici consecutivi (ad esempio, l’angolo toracico superiore è stato definito come l’angolo tra i segmenti C7-T3 e T3-T6).

La postura di riferimento per il calcolo degli angoli era quella eretta. Gli angoli segmentali sono stati espressi come variazioni rispetto alla posizione di riferimento.

È stata applicata una normalizzazione temporale rispetto alla fase di sollevamento: 0% corrispondeva la posizione iniziale, 50% quando il bilanciere ha superato le ginocchia e 100% fase finale del sollevamento.

Inoltre, è stato calcolato il braccio del momento, considerato come la distanza orizzontale tra il centro dell’articolazione dell’anca e il centro del bilanciere durante la fase di sollevamento (questa distanza è fondamentale per comprendere il carico meccanico che grava sulla colonna e sui muscoli estensori dell’anca).

I risultati hanno evidenziato che per i segmenti spinali

  • toracico inferiore e lombare superiore si verificava un aumento significativo della flessione con l’incremento del carico, soprattutto tra 80% e 90% 1RM
  • toracico medio-superiore: nessuna differenza significativa tra i carichi, suggerendo una relativa stabilità biomeccanica in quella regione
  • lombare inferiore: mostra variazioni limitate, ma comunque significative in alcune fasi del sollevamento.

Per la pelvi

  • con l’aumento del carico, si osserva una tilt posteriore anticipato e più marcato, soprattutto al 90% 1RM
  • questo cambiamento è associato ad una maggiore flessione lombare

Il braccio del momento si accorcia significativamente con l’aumento del carico, soprattutto tra il 61% e l’80% della fase di sollevamento. Il 90% 1RM mostra il valore più corto, rispetto a 60%, 70% e 80% 1RM.

Questo accorciamento è associato ad una maggiore flessione lombare e tilt pelvico posteriore (come descritto nel punto precedente), come strategia biomeccanica per ridurre il momento estensorio richiesto.

I soggetti, sotto carico elevato, adattano la postura (es. flessione lombare, tilt pelvico) per accorciare il braccio e facilitare il sollevamento.

Questi adattamenti non sono distribuiti uniformemente lungo la colonna: i segmenti toracico superiore e medio mostrano variazioni minime, mentre quelli inferiori si flettono di più, suggerendo che il corpo sfrutta le regioni più mobili per ottimizzare la leva meccanica.

Questa strategia migliora l’efficienza meccanica ma può aumentare il carico sui dischi intervertebrali, soprattutto nella regione lombare (il carico meccanico si sposta dai muscoli ai tessuti passivi come vertebre e dischi, aumentando la pressione intradiscale e il rischio di lesioni lombari).

È una compensazione biomeccanica che riflette il limite della capacità muscolare di generare un momento estensorio sotto carico elevato e rappresenta un compromesso biomeccanico tra prestazione e protezione strutturale: utile in contesti competitivi, ma potenzialmente rischioso se non controllato o ripetuto cronicamente.

In conclusione, gli stacchi da terra con alto carico inducono una maggiore flessione lombare e un’inclinazione pelvica posteriore anticipata.

Quando questi cambiamenti diventano eccessivi, possono aumentare il carico spinale e il rischio di infortuni. Allo stesso tempo, tali aggiustamenti posturali possono accorciare il braccio del momento tra anca e bilanciere e migliorare l’efficienza del sollevamento. Pertanto, le istruzioni legate all’allenamento dovrebbero enfatizzare il mantenimento della lordosi lombare e dell’inclinazione pelvica anteriore durante le fasi iniziali e intermedie del sollevamento per prevenire infortuni e migliorare la forza.

In situazioni competitive in cui è richiesto il sollevamento di carichi massimali, adottare una (leggera) flessione lombare e un’inclinazione pelvica posteriore può ridurre il braccio di momento e fornire un vantaggio meccanico. Tuttavia, il potenziale rischio di infortunio in questo caso deve essere attentamente considerato.