Dumbbell curl o Bayesian curl: cosa cambia davvero per il bicipite

Dumbbell curl o Bayesian curl: cosa cambia davvero per il bicipite

La ricerca elettromiografia (EMG) sull’attivazione del muscolo bicipite brachiale è essenziale per comprendere come diversi esercizi contro resistenza influenzino i modelli di reclutamento muscolare.

Tali approfondimenti supportano la selezione di esercizi basati sull’evidenza scientifica per ottimizzare i programmi di allenamento mirati al miglioramento della forza e ipertrofia muscolare, nonché per la riabilitazione e il miglioramento delle prestazioni sportive.

Tra gli esercizi degli arti superiori, l’esercizio di Curl è uno dei più comunemente utilizzati.

Prevede principalmente la flessione del gomito accompagnata da flessione della spalla dinamica o prevalentemente isometrica e supinazione o pronazione del polso.

Di conseguenza, i principali muscoli attivati ​​includono i flessori del gomito, i flessori della spalla e i supinatori del polso.

Diversi studi hanno esaminato l’attività EMG dei flessori del gomito utilizzando diversi esercizi.

Ad esempio, si è studiato l’effetto della posizione della spalla sull’attivazione muscolare del bicipite brachiale, utilizzando l’EMG durante l’esecuzione di diversi curl con manubri (curl con manubri per bicipiti, curl con manubri su panca inclinata e curl con manubri “predicator”).

I risultati hanno suggerito che, quando la spalla è flessa isometricamente a varie angolazioni, la maggiore attivazione del bicipite brachiale si verifica ad una lunghezza muscolare del bicipite brachiale maggiore (con spalla in posizione neutra e/o iperestesa come nell’Incline curl).

Allo stesso tempo, il preacher curl ha mostrato un’elevata attivazione solo all’inizio della fase concentrica con una significativa diminuzione dell’ampiezza EMG durante la flessione del gomito.

Per quanto riguarda la posizione del polso, si è studiata l’attività EMG del bicipite brachiale e del brachioradiale durante tre comuni varianti di curl: con manubri, bilanciere dritto e con bilanciere EZ.

I risultati sono risultati contrastanti, in quanto uno studio (Marcolin et al. PeerJ 13:6: e5165, 2018) ha indicato che il curl con bilanciere EZ ha provocato attivazioni significativamente più elevate del bicipite brachiale e del brachioradiale rispetto al curl con manubri durante l’intero movimento.

In uno altro studio (Coratella et al. J Funct Morphol Kinesiol. 8(1):13, 2023), si è dimostrato che l’attivazione del bicipite brachiale era maggiore durante il curl con bilanciere dritta rispetto al curl con EZ.

Mentre gli studi sopra menzionati hanno esaminato come le variazioni nella posizione delle spalle, nel tipo di presa influenzino l’attivazione EMG del bicipite brachiale, del brachioradiale e del deltoide anteriore, nessuno studio ha indagato il Bayesian cable curl.

Questo esercizio differisce dai tradizionali curl con manubri perché il punto di ancoraggio posteriore del cavo e la posizione del corpo modificano la linea di resistenza, l’angolo delle spalle e il rapporto lunghezza-tensione del bicipite.

A differenza dei curl con manubri, in cui la resistenza segue la linea di gravità verticale, il Bayesian cable curl produce un vettore di resistenza direzionato all’indietro e verso il basso, richiedendo all’atleta di mantenere l’estensione delle spalle mentre contemporaneamente resiste alla trazione del cavo.

Nello studio di Parpa et al. (Muscles. 2025 Oct 13;4(4):45. doi: 10.3390/muscles4040045), gli autori hanno esaminato le differenze nell’attivazione tramite EMG di superficie del muscolo bicipite brachiale tra l’esercizio di Bayesian cable Curl e Dumbbell Curl.

Sono stato selezionati undici soggetti (età: 25 ± 6 anni; peso: 86 ± 13 kg; altezza: 177 ± 8 cm), fisicamente attivi, che si allenavano per ≥3 volte/settimana da almeno un anno.

Ogni partecipante ha eseguito entrambe le condizioni dello studio (esercizio di curl con manubri e curl bayesiano al cavo) in ordine casuale (within-subjects, counterbalanced design).

L’esercizio di Dumbbell curl tradizionale era eseguito in posizione eretta, piedi alla larghezza delle spalle, gomiti vicini al torso, presa supinata, movimento controllato (fase concentrica ed eccentrica).

In quello di Bayesian cable curl il soggetto era rivolto di spalle alla macchina, spalla in leggera estensione (bicipite in posizione allungata), presa del cavo con mano dominante, movimento di flessione del gomito fino alla spalla, ritorno controllato. Il tronco era inclinato in avanti di 10-15°, per stabilizzare il corpo contro la trazione posteriore del cavo.

Per ogni esercizio i soggetti hanno eseguito sei ripetizioni.

La velocità di esecuzione era standardizzata per i due tipi di curl (2s fase concentrica, 1s isometrica e 3 s fase eccentrica).

Lo studio si è svolto in due sessioni.

Giorno 1: misure antropometriche + test di 1-RM per entrambi gli esercizi.

Giorno 2: test di contrazione volontaria massimale (MVC),  e registrazione EMG durante i curl al 80% del rispettivo 1 RM.

L’attività muscolare è stata valutata utilizzando i valori quadratici medi normalizzati (RMS) ottenuti dall’elettromiografia di superficie (sEMG).

Sono state osservate differenze statisticamente significative (p = 0,003) nell’ampiezza EMG (%) tra il Dumbbell curl  (111,46 ± 26,80) e il Bayesian cable curl (93,39 ± 15,65) con una gran dimensione dell’effetto (d = 0,82).

Sulla base dell’analisi EMG, il Dumbbell curl ha provocato un’attivazione muscolare significativamente maggiore rispetto al Bayesian cable Curl, suggerendo che il movimento convenzionale sottopone il bicipite brachiale ad una maggiore richiesta meccanica e neuromuscolare.

Il Bayesian curl posiziona il bicipite in spalla iperestesa, quindi in una condizione di lunghezza maggiore rispetto al Dumbbell curl tradizionale. Teoricamente, questo dovrebbe favorire maggiori segnali di crescita muscolare.

Tuttavia, i dati EMG mostrano che l’attivazione del bicipite brachiale era inferiore rispetto al Dumbbell curl. Gli autori interpretano questo come un possibile limite: la tensione meccanica non è distribuita in modo ottimale al bicipite, ma condivisa con muscoli stabilizzatori (deltoide anteriore, brachioradiale).

Sebbene una maggiore attivazione sia spesso interpretata come un potenziale indicatore di un maggiore stimolo ipertrofico, il presente studio ha valutato solo le risposte acute e non può confermare se queste differenze si traducano in adattamenti a lungo termine in termini di dimensioni o forza muscolare.

Pertanto, sono necessari studi longitudinali per determinare se le differenze di attivazione si traducano in differenze nei risultati di forza o ipertrofia.