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Influenza Del Carico Nell'allenamento Di Sprint Con Traino

Notizia Testuale Free Sport

La capacità di produrre una grande accelerazione, raggiungere una velocità elevata e mantenere tale velocità, contribuisce in modo significativo al successo in molti sport individuali e di squadra. Per quanto riguarda l'aumento della capacità di sprint, uno dei metodi più comunemente usati è quello dello sprint con traino, in cui l'atleta riproduce un movimento tecnico con una resistenza aggiuntiva. Alcuni esempi includono la corsa in salita, utilizzare un carico sugli arti inferiori, eseguire uno sprint con giubbotto zavorrato. Si ritiene che l'allenamento di sprint con traino fornisca un sovraccarico meccanico altamente specifico per il movimento di sprint e induca adattamenti specifici per lo sprint nel sistema neuromuscolare, che massimizza il trasferimento degli effetti dell'allenamento. Un ulteriore esempio di questo metodo consiste nell'eseguire sprint in linea retta, in cui all'atleta è legata, tramite una cintura al petto o alla vita, una slitta con dei carichi posizionati sopra. La ricerca suggerisce che l'allenamento di sprint con traino potrebbe portare a miglioramenti nelle prestazioni nello sprint, specialmente nella fase di accelerazione (<= 10 m), con effetti trascurabili sulla fase di velocità massima (>= 20 m). Nonostante la grande attenzione scientifica ricevuta per questo tipo di metodo, vi è una mancanza di consenso riguardo il carico che dovrebbe essere utilizzato per massimizzare i risultati. Nello studio di Rodríguez-Rosell et al. (Strength Cond Res 36(10): 2725-2732, 2022; doi: 10.1519/JSC.0000000000003898) gli autori hanno voluto confrontare gli effetti di cinque diversi sovraccarichi (0, 20, 40, 60 e 80% del peso corporeo, BM) utilizzati durante un allenamento di sprint con traino sulle prestazioni tradizionali di sprint (senza carico). Un obiettivo secondario è stato quello di analizzare gli effetti dei suddetti carichi di allenamento sulla capacità di salto. Sessanta studenti di scienze dello sport fisicamente attivi si sono offerti volontari per partecipare a questo studio. L'età variava dai 20 ai 35 anni. Tutti i soggetti partecipavano regolarmente ad allenamenti in sport di squadra o individuali, come atletica, calcio, basket e pallamano, 1-3 volte a settimana nei 6 mesi precedenti lo studio. I soggetti sono stati abbinati in base al tempo nello sprint sui 30 m (T30) e poi assegnati casualmente a cinque gruppi: il primo gruppo si è allenato senza carichi esterni (G0%, n = 12) mentre gli altri quattro gruppi si sono allenati con sprint con traino con il 20% del BM (G20%, n = 12), 40% del BM (G40%, n = 12), 60% del BM (G60%, n = 12) e 80% del BM (G80%, n = 12). Le prestazioni fisiche sono state valutate prima e dopo un periodo di allenamento utilizzando una batteria di test eseguiti in una singola sessione, consistenti in: salto con contro movimento (CMJ), sprint sui 30 m senza carico aggiuntivo e sprint sui 20 m con il 20, 40, 60 e 80% del BM. Durante lo studio, tutti i soggetti hanno continuato le loro sessioni di allenamento tipiche, ma non è stato consentito eseguire un allenamento specifico di forza o velocità. Durante le due settimane precedenti lo studio, sono state eseguite tre sessioni preliminari di familiarizzazione con lo scopo di enfatizzare la corretta tecnica di esecuzione per il CMJ e gli sprint con traino con carichi diversi. Il CMJ è stato eseguito con il soggetto posizionato su un sistema di temporizzazione a infrarossi con le mani sui fianchi per evitare oscillazioni degli arti superiori. La profondità del CMJ era auto-selezionata dal soggetto. Per garantire che il salto fosse completamente verticale, i soggetti dovevano saltare e atterrare nella stessa area. I soggetti hanno eseguito le prove di sprint con diversi carichi esterni (%BM) su una pista di atletica sintetica. E' stata utilizzata una slitta, fissata ai soggetti con una cintura lunga 3,5m, all'altezza approssimativa del centro di massa. Dopo il riscaldamento, sono stati eseguiti due sprint senza carico sui 30 metri, separati da un recupero di 3 minuti. Sulla linea di partenza e a 10-m, 20-m e 30-m sono state posizionate delle fotocellule in modo da poter determinare i tempi per coprire la distanza da 0-30 m (T30) e i tempi intermedi. È stata utilizzata una partenza da fermo con un piede posizionato 1 m dietro la prima fotocellula. Dopo gli sprint senza carico, i soggetti hanno effettuato uno sprint sui 20 m con carico progressivo sulla slitta pari al 20, 40, 60 e 80% del BM. Il tempo di recupero tra ogni prova è stato di tre minuti. Durante queste prove, è stato seguito lo stesso protocollo (posizione di partenza, sforzo massimo e tempo di recupero) delle prove precedenti, determinando i tempi di sprint da 0-10 m (T10) e da 0-20 m (T20) per ogni sovraccarico. Tutti i soggetti si sono allenati una volta alla settimana per un periodo di otto settimane. Il numero di sessioni (8 sessioni), il numero di set (6-12), il tempo di recupero tra i set (2 minuti), la distanza percorsa in ogni set (20 m) e la distanza totale (1440 m) erano identici per i cinque gruppi. Così, l'unica differenza tra i gruppi sperimentali era il carico utilizzato: 0, 20, 40, 60 e 80% del BM. Il numero di set per sessione è progressivamente aumentato da 6 a 12 (incrementi di 2 set ogni 2 sessioni; cioè, prima e seconda sessione: 6 set; terza e quarta sessione: 8 set; quinta e sesta sessione: 10 set; e settima e ottava sessione: 12 set). I soggetti dovevano eseguire ogni set al massimo sforzo durante tutte le sessioni di allenamento. Dopo otto settimane, le prestazioni nello sprint senza carico sono migliorate con l'utilizzo di carichi intermedi sulla slitta (G40% in T10, T20, T30 e G60% in T10 e T30). Al contrario, i carichi corrispondenti al 20 e 80% del BM non hanno mostrato miglioramenti significativi nelle prestazioni di sprint, e anche il gruppo G80% ha mostrato una prestazione di sprint con traino all'80% di BM compromessa. Tuttavia, il gruppo G40% ha aumentato le prestazioni dello sprint con traino per tutte le condizioni di carico. Inoltre, tutti i gruppi sperimentali hanno mostrato miglioramenti significativi nell'altezza nel test CMJ. Generalmente, si considera che l'allenamento di sprint con traino sia un metodo efficace per migliorare le prestazioni dello sprint durante la fase di accelerazione, ma non oltre le fasi di velocità massima. I risultati supportano questa ipotesi perché l'allenamento con sprint con traino ha indotto miglioramenti nelle prestazioni di sprint quando era inclusa la partenza statica (T10, T20, e T30), mentre non sono stati osservati cambiamenti significativi nelle zone ad alta velocità (T10-20, T20-30, e T10-30), in nessun dei gruppi. In conclusione, questo studio ha dimostrato che un carico del 40% del BM può migliorare le prestazioni di sprint e salto verticale in misura maggiore rispetto al resto dei sovraccarichi (cioè, 0, 20, 60 e 80%). Tuttavia, non sono stati osservati miglioramenti nella fase di velocità massima in nessuna condizione sperimentale.

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