Questo studio ha esaminato gli effetti di riscaldamento attivo e della risposta termoregolatoria in una serie di sprint intermittenti in condizioni di caldo(35,5 +/ 0,6 ° C, RH 48,7 +/ 3,4%). Otto maschi hanno eseguito una seduta di allenamento di 36 min, formata da prove intermittenti di sprint (TSI) senza (WUP 0), con 10 min (WUP 10) o 20 min di riscaldamento (WUP 20). Due volte nel corso della TSI, sono stati inseriti delle repeated sprint-bout (RSB), costituiti da cinque volte, 2-s sprint separati da circa 20 secondi di recupero. Non ci sono state differenze significative tra risultati (3870 +/-757 vs 4028 +/-562 vs 3804 +/-494Jsprint (-1)), ne per i valori di potenza di picco (W) o di decremento del lavoro (%). Tuttavia, solo nel WUP 20, ci sono stati dei valori significativamente inferiori nel RSB2 rispetto al RSB (P <0.05). La quantità di lattato plasmatico è stata significativamente più alta dopo il riscaldamento attivo (WUP 20 = WUP 10> WUP 0; P <0.05), ma non significativamente diversi nelle due condizioni RSB. La temperatura rettale (T (re)) è stata significativamente più alta dopo un riscaldamento attivo (37,0 +/-0,3 vs 37,3 +/-0,3 vs 37,7 +/-0,1 ° C per WUP0, WUP10 e WUP20) e in tutto il TSI. Il riscaldamento attivo più lungo ha portato ad un maggiore aumento della T (re) ed è stato associato con una diminuzione a breve termine della capacità di repeated sprint (con recupero incompleto), effetti che comunque non sono stati notati a lungo termine negli sprint intermittenti in condizioni di caldo. Un riscaldamento attivo non migliora la performance (<40 min.), e gli atleti degli sport di squadra potrebbero minimizzare i cambiamenti della T(re) (e il rischio di colpo di calore) evitando un eccessivo riscaldamento quando gareggiano in condizioni di caldo.
David Bishop, Neil S Maxwell. Effects of active warm up on thermoregulation and intermittent-sprint performance in hot conditions. J Sci Med Sport. 2009 Jan;12(1):196-204