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Metodi Di Allenamento E Risposte Mitocondriali

Notizia Testuale Free Medical Fitness Sport

L'esercizio fisico d'intensità, durata e volume sufficienti, sia eseguito in modo continuo (CONT) che intervallato (INT), può incrementare i biomarcatori del contenuto mitocondriale nel muscolo scheletrico umano. Il rinnovato interesse per le risposte fisiologiche ad un allenamento INT ha riacceso il dibattito sulle cause che promuovono aumenti indotti dall'allenamento nel contenuto mitocondriale. Una limitazione intrinseca nel confronto di due gruppi che si allenano con un protocollo INT o CONT sono le differenze interindividuali nelle risposte. Per risolvere questo problema, una strategia fa uso di un esercizio unilaterale, in cui lo stesso soggetto esegue i due protocolli, allenando un arto con un protocollo e l'arto controlaterale con l'altro. La capacità potenziale di un allenamento INT rispetto ad un CONT di generare aumenti superiori nel contenuto mitocondriale, nonostante i protocolli siano "equiparati" in termini di lavoro totale, potrebbe essere dovuta ad una maggiore intensità assoluta di per sé e/o al modello di esercizio intermittente "pesante-leggero". Intensità di esercizio più elevate inducono maggiori disturbi nell'omeostasi del muscolo scheletrico, e le risposte in acuto coinvolte nella biogenesi mitocondriale sono associate allo stress metabolico. Il modello intermittente di allenamento e le fluttuazioni metaboliche corrispondenti indotte dall'esercizio in acuto nel INT provocherebbero una maggior fosforilazione (attivazione) delle proteine di segnalazione collegate alla biogenesi mitocondriale rispetto all'esercizio CONT, equiparato per intensità assoluta, durata dell'esercizio e lavoro totale. Non è chiaro, tuttavia, se gli aumenti indotti nel contenuto mitocondriale differiscono tra INT e CONT quando l'intensità assoluta e media, durata della sessione, e il lavoro totale sono equiparati e solo il modello di esercizio differisce. Nello studio di Skelly et al. (Scand J Med Sci Sports. 2023 Feb 13. doi: 10.1111/sms.14332) gli autori hanno voluto verificare l'ipotesi che l'allenamento INT provochi un aumento maggiore del contenuto mitocondriale rispetto alla allenamento CONT equiparato in termini di lavoro e intensità. Sono stati selezionati dieci soggetti (n = 5 maschi e n = 5 femmine; età 21±2 anni, indice di massa corporea 23±2 kg/m^2. Tutti i partecipanti erano generalmente attivi ma non specificamente allenati in uno sport. I partecipanti hanno inizialmente eseguito un test a rampa incrementale bipodalico fino ad esaurimento su un cicloergometro frenato elettronicamente per determinare il VO2picco (dopo un riscaldamento di 2 minuti a 50 W, il carico di lavoro era aumentato di 1 W ogni 2 s fino a quando il partecipante raggiungeva l'esaurimento o la frequenza di pedalata diminuiva sotto i 60 rpm). Il VO2picco medio era di 43±5 ml/kg/min. Il cicloergometro è stato modificato per eseguire una pedala a singolo arto (è stato attaccato un contrappeso al pedale controlaterale per ridurre il contributo di flessione dell'anca ipsilaterale). I partecipanti hanno pedalato con un arto, con il piede dell'arto controlaterale appoggiato su una piattaforma fissa. Dopo un periodo di familiarizzazione, hanno eseguito un test incrementale fino ad esaurimento per ciascuno arto (il tasso di incremento del carico di lavoro era dimezzato rispetto a quello del test a due arti, cioè 1 W ogni 4 s). Due giorni dopo i test incrementali mono podalici, i partecipanti hanno completato test mono podalico fino all'esaurimento, utilizzando il 70% della potenza di picco media (Wpicco) ottenuta per ciascun arto durante i test incrementali precedenti. I partecipanti sono stati istruiti a mantenere una cadenza di 80 rpm e il test terminava quando la frequenza diminuiva sotto i 60 rpm. Tre giorni dopo l'ultima sessione di test, è stata eseguita una biopsia muscolare a riposo del muscolo vasto laterale di un arto selezionato a caso. Il periodo di allenamento consisteva di tre sessioni per arto alla settimana per 4 settimane per un totale di 12 sessioni per arto. L'allenamento CONT consisteva di 30 minuti di pedalata ad arto singolo ad un'intensità corrispondente a circa il 50% della Wpicco, misurata durante i test. Quello INT in 10 prove di 3 minuti allo stesso carico di lavoro assoluto del protocollo CONT. Le prove erano inframezzate da 1 minuto di recupero al 10% della Wpicco e ogni sessione CONT terminava con 10 minuti al 10% Wpicco. Il tempo di allenamento totale e il volume sono stati quindi equiparati, ma il modello di esercizio differiva (Il lavoro totale medio svolto in ogni sessione, incluso il riscaldamento, è stato di 145±11 kJ sia in CONT che INT). I partecipanti dovevano mantenere una frequenza di 80 rpm durante le sessioni di allenamento. Una biopsia muscolare a riposo è stata ottenuta da ogni arto 72 h dopo la sessione di allenamento finale. Contrariamente all'ipotesi di ricerca, i biomarcatori del contenuto mitocondriale compresa l'attività massima dell'enzima citrato sintasi, il contenuto proteico mitocondriale (proteine legate ai complessi della matrice interna) ed il volume mitocondriale sub sarcolemmale sono aumentati dopo l'allenamento CONT (p < 0.05) ma non nel INT. Entrambe le modalità di allenamento hanno aumentato Wpicco ad un arto (p < 0.01) e il tempo di esaurimento al 70% della Wpicco ad un arto (p < 0.01), con nessuna differenza tra i gruppi. Questi risultati suggeriscono che quando l'intensità e il lavoro totale sono abbinati, il modello intermittente non è lo stimolo critico per la biogenesi mitocondriale, e i periodi di recupero durante l'esercizio INT potrebbero aver attenuato lo stimolo cumulativo dell'allenamento rispetto alla natura sostenuta del protocollo CONT.

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