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Tipologia Muscolare E Prestazione

Notizia Testuale Free Fitness Sport

Esiste una notevole eterogeneità interindividuale negli adattamenti muscolari all'allenamento con sovraccarichi. Si sa che le fibre a contrazione rapida sono più sensibili agli stimoli ipertrofici e quindi che la variazione nella composizione del tipo di fibra muscolare sia un fattore che può contribuire all'entità della risposta all'allenamento. Oltre alla capacità di ipertrofia potenzialmente diversa delle fibre di tipo I e di tipo II, è noto che quest'ultime sono meno resistenti alla fatica rispetto. Inoltre, si riscontra che i soggetti che possiedono percentualmente più fibre veloci (FT, fast typology) si affaticano di più, hanno bisogno di tempi di recupero più lunghi e sono più inclini all'overreaching rispetto a quelli con più fibre lente (ST, slow tipology). Le linee guida dell'American College of Sports Medicine raccomandano una frequenza di allenamento di due o tre volte alla settimana. Sulla base delle caratteristiche della tipologia delle fibre e dei muscoli, un allenamento settimanale aggiuntivo (3 volte/settimana), accompagnato da un volume di allenamento settimanale più elevato e tempi di recupero inferiori, potrebbe essere vantaggioso per gli individui ST ma meno per quelli FT. Più specificamente, si potrebbe ipotizzare che se il volume di allenamento è troppo alto e le sessioni di allenamento si succedono troppo frequentemente, i soggetti FT potrebbero accumulare affaticamento compromettendo le loro prestazioni nelle sessioni di allenamento successive e potenzialmente diminuire i loro adattamento muscolare. Pertanto, sono necessarie ulteriori ricerche per definire meglio la frequenza di allenamento ottimale per ottimizzare l'ipertrofia muscolare e gli adattamenti della forza in individui con tipologie muscolari divergenti. Nello studio di Van Vossel et al. (J Physiol. 2023 Jun;601(12):2307-2327. doi: 10.1113/JP284442) (applicazione di quello descritto precedentemente della stessa autrice), gli autori hanno voluto verificare se la variabilità interindividuale negli adattamenti dell'allenamento con sovraccarichi e se la frequenza di allenamento settimanale più appropriata dipenda dalla tipologia muscolare. Sono stati eseguiti due protocolli, uno in acuto e uno in cronico. Per entrambi gli studi, si è stimata la tipologia muscolare (percentuale di fibre di tipo I e II) misurando la carnosina muscolare con spettroscopia di risonanza magnetica protonica (1H-MRS) di 36 e 50 (per lo studio in acuto e cronico, rispettivamente) giovani soggetti caucasici sani senza esperienza di allenamento con sovraccarichi. Sulla base della concentrazione di carnosina, sono stati esclusi i soggetti con tipologia intermedia e solo quelli ST e FT sono stati inclusi in entrambi gli studi. Lo studio in acuto è stato eseguito per indagare le differenze basate sulla tipologia muscolare nel flusso sanguigno post-esercizio nelle due ore successive ad una sessione di allenamento. L'importanza del flusso post esercizio proviene da risultati di diversi studi che hanno ha trovato un'associazione positiva tra iperemia post-esercizio e tassi di sintesi delle proteine muscolari. Lo studio in acuto consisteva in sei giorni di test intervallati da almeno 48 ore per esaminare se il flusso sanguigno durante il recupero di un allenamento con sovraccarichi dipenda dalla tipologia muscolare. I partecipanti si sono sdraiati in posizione supina per 30 minuti, dopodiché è stato misurato il flusso sanguigno arterioso femorale a riposo 10 minuti, 5 minuti e immediatamente prima dell'inizio dell'allenamento. Questi tre valori sono stati mediati per determinare il flusso sanguigno a riposo. L'allenamento consisteva in tre serie di Leg Extension e tre serie di Leg Curl fino a cedimento (definito come l'incapacità di eseguire un'altra ripetizione sull'intera gamma di movimento o con una tecnica adeguata). Il carico di allenamento era diverso e randomizzato nei tre giorni di test: 80% 1RM, 60% 1RM o 40% 1RM. Immediatamente dopo l'ultima ripetizione, i partecipanti si sono sdraiati nuovamente per 2 ore e il flusso sanguigno post-esercizio è stato misurato un minuto dopo, seguito da misurazioni ogni 10 minuti, per un totale di 2 ore. A riposo, il flusso sanguigno dell'arteria femorale non differiva tra soggetti ST e FT. Il flusso sanguigno muscolare è aumentato di circa cinque volte dal basale ad un minuto dopo l'esercizio ed è rimasto elevato per circa 30-70 minuti dopo l'allenamento. I soggetti FT presentavo un valore di flusso più elevato e questo era maggiore con il 60% 1RM. Collettivamente, questi dati indicano che la tipologia muscolare influenza il flusso sanguigno durante il recupero di un allenamento in acuto poiché ii soggetti FT mostrano un flusso sanguigno più elevato. L'entità dell'effetto dipende dal carico di allenamento e poiché la differenza era più pronunciata nella condizione 60% 1RM, questo carico è stato scelto per il successivo allenamento in cronico. Prima dell'inizio di quest'ultimo, è stato misurato il volume muscolare degli arti inferiori e superiori utilizzando la risonanza magnetica per immagini e, dopo prelievo bioptico nel muscolo vasto laterale, la sezione trasversale, specifica per tipo di fibra. L'allenamento in cronico consisteva di tre o quattro serie per esercizio fino a cedimento muscolare al 60% dell'1RM. La sessione allenava principalmente i muscoli estensori (quadricipite femorale) e flessori del ginocchio (muscoli posteriori della coscia) con macchine isotoniche, flessori (bicipite brachiale) ed estensori del gomito (tricipite brachiale) con manubri. Le ripetizioni sono state eseguite con una fase concentrica di 1 s e una fase eccentrica di 2 s. Sono stati concessi due minuti di recupero tra le serie e 3 minuti tra gli esercizi. Durante il periodo di allenamento è stato utilizzato un within-subject design per verificare se l'allenamento con frequenza 2×/settimana o 3×/settimana fosse più adatto per una determinata tipologia muscolare. Un arto inferiore e uno superiore erano allenati tre volte alla settimana con almeno 48 ore di riposo (es. lunedì-mercoledì-venerdì) mentre quelli controlaterali erano allenati due volte alla settimana con almeno 72 ore di riposo (es. lunedì-venerdì). Ciò ha comportato un volume di allenamento più elevato e un tempo di recupero inferiore per l'arto che ha eseguito un allenamento aggiuntivo a settimana. Il periodo di allenamento è durato dieci settimane. La risposta all'allenamento per il volume muscolare totale (tutti i muscoli allenati ed entrambe le condizioni di frequenza combinate), (da +3 a +14%), la dimensione delle fibre (da -19 a +22%) e la forza (da +17 a +47%) ha mostrato una notevole variabilità interindividuale, ma questa non potevano essere attribuita a differenze nella tipologia muscolare. Tuttavia, i soggetti ST hanno eseguito un volume di allenamento (numero totale di ripetizioni eseguite durante l'intero periodo di allenamento moltiplicato per il peso sollevato) significativamente più elevato per ottenere adattamenti simili rispetto a quelli FT. L'arto che si è allenato 3 volte a settimana presentava generalmente un'ipertrofia più pronunciata rispetto all'arto che si è allenato 2 volte a settimana e non vi era alcuna interazione con la tipologia muscolare. In conclusione, la tipologia muscolare non può spiegare l'elevata variabilità negli adattamenti dell'allenamento, quando l'allenamento viene eseguito fino a cedimento con il 60% dell'1RM.

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