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Allenamento Mentale E Prestazione Di Endurance

Notizia Testuale Free Medical Fitness Sport

Le prestazioni di endurance dipendono in larga misura dalla capacità di sostenere l'esercizio aerobico per periodi di tempo prolungati fino al punto di esaurimento, che tradizionalmente si ritiene rappresenti il culmine dell'affaticamento muscolare progressivo. Oltre ai determinanti fisiologici, fattori percettivi e motivazionali influenzano il punto finale di questo tipo di prestazione. Il modello psicobiologico suggerisce che l'esaurimento si verifica quando un individuo non è più disposto a esercitare lo sforzo richiesto da un compito. L'allenamento psicologico, o mentale, è stato utilizzato per migliorare le prestazioni di endurance. Sebbene le prestazioni migliorino, i cambiamenti fisiologici che si verificano con o grazie all'allenamento psicologico o mentale, e che accompagnano i miglioramenti delle prestazioni, sono attualmente sconosciuti. Uno degli aspetti psicologici chiave che supportano le alte prestazioni è il concetto di forza mentale. La forza mentale è stata definita come attenzione esclusiva sull'eccellenza della prestazione, anche quando le esigenze sperimentate durante la competizione cambiano. Una seconda definizione di forza mentale, determinata dalle interviste con atleti d'élite, si concentra sul rimanere più determinati, concentrati, fiduciosi e in controllo mentre si affronta una situazione stressante. Da queste definizioni, sembrano esserci due sottocategorie di forza mentale che possono essere potenzialmente misurate: la grinta e la resilienza. La grinta si concentra sulla passione e sulla perseveranza che si hanno nel perseguimento di un obiettivo a lungo termine. La resilienza, al contrario, può essere definita nel contesto della performance come l'uso di processi mentali per far fronte a potenziali fattori di stress, siano essi positivi o negativi. Anche la durata dell'allenamento mentale necessario per chiarire la massima risposta prestazionale è sconosciuta. Tuttavia, vi sono prove che, all'aumentare della durata dell'intervento di pratica mentale, l'efficacia complessiva sulla performance diminuisce. Allo stesso modo, più lungo è il ritardo dopo l'allenamento mentale, minore sarà il mantenimento dei benefici prestazionali. Nello studio di VanHaitsma et al. (Eur J Appl Physiol. 2023 Sep;123(9):1977-1989. doi: 10.1007/s00421-023-05206-3), gli autori hanno voluto esaminare la dose minima di allenamento mentale necessaria per aumentare le prestazioni e chiarire i meccanismi fisiologici alla base di questo miglioramento. I partecipanti (N=33) erano costituiti da soggetti allenati a livello amatoriale reclutati tramite passaparola (maschi=21, femmine=12; media±SD; età 20,7±1,3 anni, peso corporeo 72,3±9,3 kg, altezza 176,5±8,9 cm, VO2picco 47,9±9,3 ml/kg/min). I soggetti hanno visitato il laboratorio in sei occasioni, separate da una settimana. Durante la prima visita sono stati divisi in maniera casuale in due gruppi (gruppo MT, mental training, con 16 soggetti e gruppo CON, controllo, con 17 soggetti). Sono, inoltre, stati eseguiti dei test per misurare il VO2picco e la soglia ventilatoria (VT). Le visite successive (la seconda è stata utilizzato per familiarizzare con le procedure) consistevano in prove a tempo fino ad esaurimento (TTE, Trials To Exhaustion), eseguite con una potenza superiore del 10% della VT (esercizio su cicloergometro). Il primo TTE (eseguito il giorno 3 dello studio) è stato classificato come TTE pre-allenamento ed è stato confrontato con il TTE finale, classificato come post-allenamento (eseguito il giorno 6 dello studio) per tutti i dati considerati. Nessun incoraggiamento verbale è stato dato in nessun momento durante il test ad esaurimento per eliminare qualsiasi motivazione esterna. L'intervento di training mentale consisteva di quattro video contenenti esercizi che i partecipanti potevano utilizzare per migliorare le loro prestazioni: un'introduzione all'allenamento delle abilità mentali e alle tecniche di respirazione per ridurre lo stress e l'ansia consentendo allo stesso tempo una maggiore fiducia e sensazioni di benessere (durata del video 9 min e 43 s), una lezione sul "controllo dei controllabili" per concentrarsi maggiormente sugli aspetti controllabili della performance per ridurre lo stress (durata del video 8 min); dialogo interiore e intervento sulla fiducia per combattere i pensieri negativi e il dubbio (durata del video 11 min e 25 s); infine, un intervento che ha utilizzato l'immaginazione per prepararsi mentalmente alle performance e ai momenti impegnativi (durata del video 4 min e 40 s). L'obiettivo dell'allenamento mentale era quello di fornire ai soggetti tecniche di respirazione, strategie cognitivo comportamentali e strategie di preparazione mentale per sopportare la fatica e migliorare la resistenza. Ciascuno dei video, ad eccezione dell'introduzione, è stato visto due volte durante la settimana a casa per un totale di tre settimane. Il video introduttivo è stato guardato tre volte in totale, immediatamente dopo ogni TTE nei giorni 3-5. Al gruppo di controllo non è stato fornito alcun video durante lo studio. Frequenza cardiaca (HR), tasso di sforzo percepito (RPE), punteggi VAS (scala visuo-analogica) per dolore e affaticamento, elettromiografia e dati metabolici e neuromuscolari sono stati raccolti e registrati durante le prove a tempo. Il TTE è aumentato significativamente per il gruppo MT a partire da 2 settimane (10,0±13,1%) (sono state necessarie due settimane perché l'aumento della prestazione diventasse evidente) senza ulteriori variazioni dopo 3 settimane (10,4±13,2). Il TTE è diminuito significativamente durante l'ultimo test ad esaurimento per il gruppo CON (10,3±12,7). VO2, la ventilazione e frequenza respiratoria erano significativamente ridotti nelle ultime fasi del TTE per il gruppo MT. Anche l'EMG è risultata significativamente ridotta per il gruppo MT rispetto al CON durante tutto lo studio. In definitiva, tre settimane di allenamento mentale migliorano le prestazioni riducendo l'EMG, diminuendo l'attivazione del muscolo e riducendo i fattori metabolici durante le ultime fasi dell'esercizio.

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