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Strategie Muscolari E Posizione Pelvica

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Una cattiva postura sul piano sagittale (iperlordosi o ipercifosi), può portare a dolori di lunga durata, che rappresentano un importante fattore economico nell'assistenza sanitaria in tutto il mondo. Sono state segnalate incidenze del 71% in età adulta e del 25-60% nell'infanzia e nell'adolescenza. La postura stessa è un fenomeno multifattoriale e, oltre a fattori socioculturali, è significativamente influenzata anche dall'equilibrio muscolare, dalla forza e dalla flessibilità. La base per l'allineamento della colonna vertebrale è il bacino, con l'osso sacro ancorato ad esso, la cui posizione sul piano sagittale è influenzata dall'equilibrio delle forze di diversi gruppi muscolari. Il modello meccanico classico presuppone che il muscolo grande gluteo e i muscoli posteriori della coscia portino ad un abbassamento della parte posteriore e al sollevamento del bordo pelvico anteriore (retroversione) quando attivati e, quindi, ad una riduzione dell'inclinazione pelvica. D'altra parte, l'attivazione dei muscoli dell'addome (muscoli retto dell'addome, obliqui e trasverso) può avviare un movimento sinergico se contemporaneamente viene fissata la posizione dello sterno. Il muscolo ileopsoas, il muscolo retto femorale e gli erector spinae agiscono come controparti di questa retroversione del bacino, provocandone una maggiore inclinazione in avanti (antiversione). La posizione pelvica a riposo dipende quindi dall'equilibrio delle forze dei muscoli attivati, presupponendo in questo modello meccanico semplificato che i muscoli su entrambi i lati del corpo siano sempre attivati simmetricamente. Questo approccio dimostra già che diversi gruppi muscolari possono lavorare in sinergia e che lo stesso obiettivo di movimento (cioè, retroversione) è reso possibile da un'attività muscolare ridondante. Un approccio importante per chiarire l'influenza dei diversi gruppi muscolari sulla posizione pelvica sono gli studi che hanno esaminano i cambiamenti nella postura nel corso di programmi di stretching e rafforzamento o di affaticamento. Ad esempio, si è dimostrato che l'allungamento statico dei muscoli posteriori della coscia porta ad un cambiamento immediato nella posizione pelvica (nel senso di un'inclinazione in avanti) e nella curvatura sagittale della colonna vertebrale. Lo stesso effetto è stato ottenuto per i flessori dell'anca, il cui allungamento ha portato ad un'immediata riduzione dell'inclinazione pelvica anteriore. Alcuni autori hanno riscontrato un aumento dell'inclinazione pelvica con affaticamento del gluteo massimo. Se l'inclinazione pelvica aumenta a causa di uno squilibrio muscolare, l'osso sacro si inclina in avanti insieme al bacino. Di conseguenza, anche la base della quinta vertebra lombare si sposta ventralmente e si sviluppa un'aumentata iperlordosi compensatoria della colonna lombare. La fisioterapia per un bacino inclinato richiede quindi un approccio complesso. L'allenamento dei processi sensomotori (percezione della posizione pelvica e attivazione cosciente dei muscoli interessati), oltre a compensare i deficit muscolari (rafforzamento e allungamento), porta anche ad un miglioramento della posizione pelvica e costituisce quindi spesso la base per la correzione della postura. Secondo gli attuali modelli biomeccanici, il rafforzamento della catena muscolare retroverte ventralmente il bacino (muscolo retto dell'addome e muscolo obliquo) dovrebbe quindi essere altrettanto efficace quanto l'allenamento dei muscoli che lavorano dorsalmente in direzione caudale (muscolo gluteo massimo e bicipite femorale). Questi muscoli che lavorano in sinergia formano un sistema ridondante; diverse attivazioni muscolari possono teoricamente ottenere gli stessi effetti biomeccanici (retroversione del bacino). Sullo sfondo di questa ridondanza muscolare, tuttavia, non è ancora chiaro se le persone utilizzano le stesse strategie muscolari per raddrizzare consapevolmente il bacino, cioè, attivano i muscoli citati allo stesso modo, o se i muscoli che si attivano volontariamente per differiscano da persona a persona. Ciò è di particolare interesse terapeutico, poiché l'effetto degli esercizi differenziati può essere diverso da persona a persona, poiché i muscoli che vengono rafforzati al massimo non vengono necessariamente utilizzati anche dal sistema nervoso centrale per la correzione pelvica. Nello studio di Ludwig et al. (J Funct Morphol Kinesiol. 2024 Jan 29;9(1):25. doi: 10.3390/jfmk9010025), gli autori hanno svolto uno studio esplorativo consisteva nell'esaminare se le persone utilizzano modelli di attivazione muscolare simili per correggere la loro posizione pelvica o se esistono strategie motorie diverse. Allo studio hanno preso parte un totale di quarantuno partecipanti di sesso maschile (età 21,65±3,50 anni, altezza 178,98±3,28 cm, peso 77,10±6,09 kg, BMI 24,05±1,49 kg/m-2). I partecipanti al test sono stati reclutati tra società sportive e studenti universitari. Al fine di formare un gruppo omogeneo, sono stati inclusi solo uomini. I partecipanti erano posizionati davanti ad un muro di calibrazione in mutande. Sfere marcatrici in schiuma con un diametro di 10 mm sono state fissate all'ASIS (spina iliaca anteriore superiore) e alla PSIS (spina iliaca posteriore superiore) sul lato sinistro del corpo. È stata valutata l'attività elettromiografica di sei gruppi muscolari sul lato sinistro del corpo: muscolo trapezio inferiore, erector spinae (zona lombare), gluteo massimo, bicipite femorale (capo lungo), retto addominale e obliquo esterno. I dati EMG sono stati ulteriormente trattati e normalizzati alla massima contrazione volontaria. I soggetti erano posizionati lateralmente rispetto ad una telecamera in posizione di riposo, guardando dritto davanti a sé, con le braccia incrociate davanti al petto. Su comando di uno sperimentatore, i soggetti hanno eseguito un'inclinazione pelvica posteriore (retroversione del bacino). L'istruzione era standardizzata e consisteva nel comando di sollevare il bordo anteriore del bacino per un secondo e poi abbassarlo di nuovo lentamente. Tra una ripetizione e l'altra, ai soggetti è stato chiesto di rimanere in posizione di riposo per 30 s. La posizione di riposo consisteva in una postura eretta e rilassata. Le braccia rimanevano incrociate davanti al petto anche in posizione di riposo. L'angolo tra l'orizzontale e le linee che collegava i marcatori sulla ASIS e PSIS (la cosiddetta inclinazione pelvica) è stato calcolato nella fase di riposo e al momento del massima retroversione. L'ampiezza del movimento pelvico (delta dell'inclinazione pelvica) è stata calcolata e mediata. In seguito, è stata condotta un'analisi di regressione lineare per valutare la relazione tra i cambiamenti nell'inclinazione pelvica e le attività muscolari. Successivamente, è stata applicata un'ulteriore analisi per rilevare potenziali modelli di attivazione muscolare. Quest'ultima ha messo in evidenza l'esistenza di quattro modelli di attivazione (cluster) in cui i muscoli dell'addome e i gruppi muscolari posteriori erano coinvolti in modo diverso. Nel modello A si è riscontrata una forte attivazione dei muscoli addominali retti e obliqui con coinvolgimento dei muscoli posteriori, soprattutto del gluteo. Nel modello B sono stati attivati principalmente i muscoli della schiena (trapezio ed erettori spinali) oltre ai muscoli glutei. I modelli C e D hanno mostrato pochissima attività nei muscoli addominali e della schiena, ma una forte attività nel grande gluteo. Nel modello C, anche i muscoli posteriori della coscia erano fortemente attivi. Il muscolo gluteo massimo era coinvolto in ogni modello di attivazione. Aveva anche la correlazione più forte con i cambiamenti nell'inclinazione pelvica. Concludendo, diversi modelli muscolari individuali vengono utilizzati da persone diverse per correggere la postura pelvica, con il muscolo grande gluteo che apparentemente gioca il ruolo più importante. Il risultato dello studio può essere importante a fini terapeutici, poiché a seconda degli schemi motori preferiti individualmente dovrebbero essere allenate diverse strategie muscolari.

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